Pagine

Saturday, April 02, 2005

Appunti per un dibattito imminente

Ci sono molti, molti aspetti che rendono Papa Giovanni Paolo II un gigante del XX secolo, dal punto di vista sia religioso che storico-politico, ma non vedo perché gli si debbano attribuire meriti che non ha. E' stato tanto grande di per sé che non ne ha bisogno, che anche in questi giorni possiamo dire quando, come e perché - da liberali e da credenti - il suo pontificato non ci è piaciuto. E' quello che cercherò di fare nei prossimi giorni, e oggi prendendo spunto dalle prime riflessioni di alcuni blog (1972, Krillix) e da alcuni articoli ( ideazione.com, Corriere della Sera).

Mi unisco infatti a 1972 quando si augura «che anche i più critici verso il suo ruolo di guida spirituale sappiano riconoscere la rilevanza storica della sua figura» (credo che sarà così). Anch'io, rifletto su questo pontificato «da cattolico per tradizione e laico per convinzione» e, pur ritenendomi «allergico a certe forme di anticlericalismo militante», contesto alla Chiesa di oggi proprio il tentativo di stare, in un certo senso, «al passo con i tempi» invece di concentrarsi a «predicare il Vangelo». E' l'oggetto dell'azione della Chiesa che mi preoccupa: non dovrebbe inseguire i tempi per riacchiapparli e rinchiuderli in precetti, non le spetta di «rincorrere il progresso», ma neanche combatterlo. Le spetta, nel progresso, annunciare il Vangelo, curare l'incontro degli uomini e delle donne con Dio.

Krillix tocca «l'ambiente liberal-radicale» affetto da «anticlericalismo bigotto». Esiste l'anticlericalismo che diviene antireligioso, esiste il laicismo, esiste il relativismo culturale, esiste il clericalismo. E a tutto questo il vero liberale si oppone. Marco Pannella (i Kung, i Pohier, i Prini), e mi rivolgo anche a Friedrich, ha in mente la religiosità (sono pochi a seguirlo anche tra i radicali):
«Credo di comprendere che la laicità sia un connotato della religiosità, di chi è credente, e credo anche che la religiosità sia un connotato della laicità del laico, per cui questo dualismo, questa dualità fra laico e credente a me appare oggi, lo dico sommessamente, però con durezza, più che altro un residuato di carattere sociologico... da una parte vi sono credenti in altro che nel potere e negli ori; e dall'altra coloro che appunto invece deificano, ossificano, formalizzano in questo modo, il loro istinto, la loro tensione, la loro sete di mistero e di risposta formale alla grande domanda del mistero nel quale la vita e la scienza è immersa».
Franco Oliva scrisse nel '98 di un «Pontefice più laico di questo secolo» (oggi in modo simile Margiotta Broglio e Massimo Franco sul Corriere). Non limitò «moltissimo» il potere della Curia romana, le lascio invece piena autonomia. Se Wojtyla non fu «l'affossatore del Concilio Vaticano II» fu solo perché non c'era niente che non fosse già stato affossato. Fu lo stesso Ratzinger ha parlare delle «false interpretazioni del Concilio», di «rinunciare a una certa euforica solidarietà postconciliare». E le attese che i cattolici riposero in quel Concilio rimasero deluse. Non fu tanto conservatore o fondamentalista, ma tradizionalista.

Ma su tutto questo occorrerà tornare con più calma e inevitabilmente con maggiore documentazione. Su problemi che riguardano molto più la Chiesa nel suo complesso, com'è oggi, chiamando in causa Giovanni Paolo II in quanto l'ha guidata per 27 anni, con i meriti da celebrare e i limiti da comprendere. Contesto in cui inserire questa riflessione, che spero comune a più blog, dovrà necessariamente essere il cristianesimo, la sua missione e il suo futuro, non una religione immaginaria piegata a nostro piacimento.

5 comments:

Anonymous said...

"cattolico per tradizione e laico per convinzione", chi mi aiuta a capire che vuol dire? Cerly81

JimMomo said...

Avremo modo di approfondire cara Krillix.

a presto!

Anonymous said...

Ti ho scritto qualcosa da me.
Friedrich

michele said...

le allergie di solito impediscono di vedere bene... l'anticlericalismo militante non è per forza laicismo, materialismo alla gramsci, insomma un'eredità comunista. quello di pannella, che tu citi, è appunto anticlericalismo. l'anticlericalismo è una chiave per leggere le cose. uno strumento, e non un "abito" ideologico.

da un anticlericale militante.

JimMomo said...

Sospendiamo il giudizio mic, perché mi pare che Pannella si sta facendo morire di sete per far approvare dal Parlamento gli ultimi voleri del Papa.

A questo punto sono più anticlericale di Pannella. Se gente come Buttiglione e Socci avese un minimo di acume politico inizierebbero uno sciopero della fame per l'abolizione dell'aborto, un segno concreto di riconoscenza...

E' vero che l'anticlericalismo può non essere ideologico, ma mi sembra che l'attributo "militante" calzi più con "ideologico" che con uno "strumento". Bando ai nominalismi, sai bene che mi riferivo all'anticlericalismo antireligioso, non capisco perché sei dovuto intervenire in sua difesa visto che non ti appartiene...