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Sunday, April 24, 2005

Matrimonio Gay. E' vero "trionfo"?

Proseguendo la riflessione sulla legge che in Spagna ha equiparato le unioni omosessuali al matrimonio, vi segnalo questo post di Gianni de Martino, ricco di spunti di riflessione che in parte riporto.
«Il presunto "trionfo gay", come titolano alcuni giornali, comporta inoltre la dimenticanza, se non l'oblìo, anche delle lotte dei primi movimenti omosessuali per tenere lo Stato fuori dalle camere da letto e si riduce alla riproduzione in versione omosessuale di tutti i vecchi meccanismi di perbenismo e di esclusione insiti in una istituzione monogamica fino ad ieri strutturalmente fondata sull'unione dell'uomo e della donna e l'ordine delle generazioni.
(...)
Non è neanche vero che tutti gli omosessuali non aspirano ad altro che a essere – tramite una finzione giuridica – simili agli eterosessuali supposti o suggeriti "normali", tutti con figli "normali" e titolari di privilegi dai quali i gay sarebbero ingiustamente esclusi. E' come se, in nome di un astratto principio di uguaglianza, uno volesse entrare in un club di cui non condivide né le pratiche, né lo statuto, né le finalità. Oppure, non essendo disabile se non per partito preso, rivendicare il diritto al posto macchina.
(...)
Strappando il matrimonio a una presunta "aristocrazia" eterosessuale, rendendolo indifferenziato e ridotto a un mero rapporto d'interdipendenza emotiva svincolato dalla paternità e dalla maternità, i nuovi perbenisti prudenti, informati, tesserati ed evanescenti, svuotano di significato l'unione dell'uomo e della donna, ne diventano la parodia spettacolare in nome della promessa zapatera di un futuro uguale per tutti e tutte, color rosa bonbon.
(...)
Legalizzati in nome dell'accesso all'uguaglianza per riparare alla presunta ingiustizia proclamata da chi preventivamente si dichiara vittima delle circostanze ("Dio, il buon Vasaio, o la natura mi ha fatto così..."), i matrimoni gay sono una scelta compiuta in obbedienza alla bestialità politica e alle condizioni demagogiche oggi esistenti per la costituzione di una coscienza: una scelta distruttiva per l'esercizio responsabile della libertà e per la verità antropologica, storica, sociale che è nella differenza».
Anche l'editoriale di Giuliano Ferrara su Il Foglio, spurgato dagli insopportabili toni da battaglia culturale, è a tratti convincente quando dice che la legge che omologa le unioni gay al matrimonio «non è l'espressione di un diritto negato a una minoranza».
«Questa è la versione banale e furba del problema. Con una seria e responsabile legislazione sulle convivenze di fatto, questi diritti sarebbero assicurati nel rispetto delle differenze, che quella legge assurda e almodovariana, dispotica e giacobina, cancella del tutto... E' la consacrazione dell’idea che il diritto precede la ragione e la natura, che in termini di diritto sancito da una maggioranza si può fare tutto quel che si vuole, si può volere tutto quel che si può.
(...)
Il vero laicismo liberale punta a valorizzare le differenze, che i sistemi e le società chiuse annullano o con l’assolutismo dei valori o con la dittatura del relativismo (il peggiore degli assolutismi).
(...)
L'omofobia è puro orrore. La negazione di diritti civili è insania. Ma la equiparazione dei due tipi di matrimonio, attraverso una modesta riforma del codice civile... non solo è poco fantasioso, non sa inventare le diverse forme di vita pubblica adatte alle sacrosante differenze private, fa di peggio: impone l’uniformità sotto specie di progresso, abbatte il rispetto laico e religioso ad un tempo per natura e ragione».
S'intende però, che non condivido assolutamente i toni catastrofici dei ferrariani, ci vuol ben altro per far cascare il mondo e qualche scivolone relativista è sempre meglio di qualsiasi assolutismo.

3 comments:

Anonymous said...

il punto è che i peggiori assolutismi sono nati proprio dal relativismo: nazismo e comunismo.
:)
aa
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Anonymous said...

già, aa, ma il primo i gay li bruciava , mentre il secondo li mandava in Siberia a morire di freddo (letteralmente).
Non bisogna dimenticare che nel "pensiero" di Stalin l'omosessualità era uno dei frutti della deparavazione capitalista e borghese.

Anonymous said...

è proprio quello che sto dicendo io. ratzinger, a mio modesto modo di vedere, condanna il relativismo in quanto con esso si finisce per parificare tutto bene e male, idee e principi, etc.
Il libro di Pera e Ratzinger a tal proposito è istruttivo.
bourbaki, penso che stiamo dicendo la stessa cosa, ciao,
aa