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Friday, April 15, 2005

La clandestinità di Submission, il film di Theo Van Gogh

L'approfondimento su RadioRadicale.it. Il dibattito, gli articoli, alcune interviste, il link al film scaricabile.
Fuori dal coro Carlo Panella, giornalista esperto di Islam sentito da Radio Radicale: pur giudicando «inammissibile» che la decisione di non proiettare il film sia dovuta alle minacce dei «fascisti islamici», definisce però il documentario «impresentabile, un errore, offensivo per gli islamici moderati, da scontro di civiltà di basso livello». Questo «bisogna avere il coraggio di dirlo pubblicamente», dice il giornalista, senza che ciò significhi neanche lontanamente giustificare l'uccisione del regista e le minacce alla sceneggiatrice somala del film. La scena incriminata ritrae i versetti del Corano proiettati sulla schiena nuda di una donna percossa. Ma «accusare Maometto e il Corano di essere all'origine della condizione di schiavitù della donna» nel mondo musulmano è un «errore storico da censurare con la matita blu». La prescrizione coranica sulle donne, che risale al 620, è «rivoluzionaria», riconoscendo condizioni che in occidente si affermano nel XVII secolo.

Il giudizio di Panella sul film, legittimo e può darsi condivisibile, secondo me non intacca i motivi della polemica. Si tratta sempre di un caso non di censura, ma peggio, di autocensura dettata dal cedimento di fronte alla minaccia dei fascisti islamici. Inoltre, indigna ancora di più l'indifferenza mostrata proprio da quel mondo del cinema e della cultura sempre attento alla libertà d'espressione e pronto a gridare alla censura e al regime per la cancellazione dei programmi di satira della Sabina Guzzanti di turno.

E vorrei far notare a Panella che il motivo per il quale ritiene «offensivo» per l'Islam il film di Van Gogh non è altro che un giudizio di merito, un'interpretazione ribaltabile sulla scena incriminata, quella dei versetti del Corano proiettati sulla schiena nuda di una donna percossa. E se Van Gogh avesse voluto non condannare il Corano, ma viceversa sottolineare il suo contrasto con l'attuale condizione della donna nell'Islam?

2 comments:

Anonymous said...

Oreste Scalzone, leader di Autonomia Operaia dall’esilio di Parigi ha iniziato uno sciopero della fame per ottenere l’amnistia generale.Oreste Scalzone è uno strano personaggio, che non ha mai chiuso i conti con il suo passato, a cui resta aggrappato, con una certa dose di utopia e di rigore morale. Non condivido nulla della storia di Potere Operaio, ma quando ho conosciuto Oreste ho apprezzato alcune sue doti umane. Teorizza un sacco di cazzate, ma è migliori di tanti altri della sua stagione politica e generazionale. Sta male. E mi dispiace. La sua battaglia per l'indulto non mi dispiace. Credo che gli anni '70 fanno parte di un passato che va studiato a fondo e segnano la follia di una sbornia ideologica che ha messo in piazza tutti i sogni del Novecento per poi bruciarli. E' un giudizio che spetta alla storia. La giustizia ha fatto ciò che poteva fare. Forse è arrivato il momento di aprire le celle di quei pochi che sono rimasti dentro. E di far tornare in Italia esuli o latitanti come Scalzone.

Anonymous said...

Ho letto gli approfondimenti su Radio radicale e sul Corsera e Giornale la notizia della proiezione del cortometraggio su TelePordenone. La pellicola di Theo Van Gogh ha acceso un dibattito, ma fuori dal grande circuito dei media. Le tesi di Panella non sono condivisibili, ma non voglio qui apparire un sostenitore dello scontro di civiltà. Qual è la colpa di Van Gogh? Aver illustrato la realtà. Potrà sembrare assurda, potrà sembrare anacronistica ma rimane la realtà: la donna araba è privata dei più elementari diritti. E il problema non è l'Islam, ma il fondamentalismo che spinge i governi degli Stati islamici a promulgare leggi sempre più liberticide. La democrazia resta un miraggio tra quelle sabbie.
E la donna, elemento debole in quella società, paga più di altri il prezzo della mancata libertà. Da leggere che cosa scrivono alcune di loro. "Cani e gatti dei Paesi sviluppati hanno più diritti della donna araba", per citare un esempio. Sul mio blog ho trattato l'argomento, segnalando anche alcuni link.