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Wednesday, April 13, 2005

La "trappola dell'embrione" e la carica delle mamme

Ecco, con queste ragazzotte bionde che fanno le ministre e che si fanno infinocchiare da Giuliano Ferrara i referendum del 12 e 13 giugno non si vincono. La signorina Prestigiacomo, ha ragione Ferrara, «sa cantare bene l'inno di Forza Italia e presentare con talento le convention», ma poi in tv mostra una superficialità che neanche le veline, i lati peggiori della classe politica a cui appartiene. «Ora porterete in tv anche i down che suonano il pianoforte», ha detto «l'inconsapevole fiore femminile all'occhiello del partito di governo a un suo collega ministro che citava il caso di Loris Brunetta», il talassemico contrario ai referendum perché si sente uno di quegli embrioni difettosi che verrebbero scartati.

A dire il vero a Brunetta e a Ferrara, che non meritano insulti sulla loro condizione fisica, va detto che la fecondazione assistita, l'analisi preimpianto, la ricerca sulle cellule staminali embrionali, non avrebbero affatto impedito la nascita del talassemico Loris. Non è a rischio la vita della persona Loris, semplicemente oggi siamo in grado, forse in alcuni casi, di far sì che Loris (sempre lui, non un altro) nasca non talassemico. Torniamo sempre lì, allo status dell'embrione, a quando Nostro Signore infonde l'anima nella carne e, detto fra noi, è difficile che lo faccia prima dell'impianto nell'utero della donna, per due motivi: 1) così facendo Dio stesso negherebbe alla donna la propria funzione biologica; 2) dovrebbero possedere un'anima, quindi venire battezzati, tutti gli embrioni che già la natura di per sé pensa a scartare con un occhio di riguardo alla conservazione della specie. Non si preoccupino dunque, non è la vita di Loris in questione, che sarebbe nato comunque, proprio guardando alla nascita con un ottica religiosa.

Ma entrare nel merito dello status dell'embrione è proprio la "trappola" da cui dovrebbero guardarsi i referendari. Su quello status non v'è certezza, né scientifica, né religiosa. Proprio per questo il legislatore dovrebbe limitarsi a fissare delle regole che impongano la massima attenzione e controllo all'utilizzo degli embrioni, sia per scopi procreativi che scientifici, ma lasciando alle coscienze degli individui la libertà/responsabilità di scegliere. Occorre ricordare che i sostenitori dei referendum ritengono che debba essere lasciata a chi la pensa diversamente la libertà di non avvalersi di pratiche che la loro coscienza rifiuta, mentre i difensori della legge 40 vogliono imporre a tutti la loro visione. Che dire quindi di Giuliano Amato, il prof. davvero più che mai "Sottile", che torna a spaccare l'embrione in quattro, che cerca compromessi nell'arco di secondi? Si merita la risposta di Giuliano Ferrara.

A Ferrara ci pensa nel migliore dei modi Oscar Giannino sul il Riformista, che non entra nel merito, ma si dice turbato dalle espressioni e dalle invettive dell'elefantone che finisce per prendersela con «la scienza sperimentale» e gli «amici galileiani», e non più solo con lo scientismo estremista.
«Qualcosa di profondo si è incrinato, quando una persona che di libri ne ha letti semplifica così brutalmente... Non m'interessa dire che c'è da tremare, se "galileiano" inizia a essere pronunciato con un tono che riecheggia quello un tempo riservato al giudeo. La vetta del paradosso polemico che hai toccato - e che mi aspetto manterrai, nella campagna referendaria - non è affatto espressione dell'onnivorismo di un ego forgiato per abbattere gli avversari. Affermare che l'Albero della Conoscenza della Genesi non è quello della Vita ma quello del Male, anzi della Morte e dell'asservimento del Mondo ai più insani e malvagi desideri dell'Uomo attraverso la Tecnica, è tesi che affonda le sue radici nell'eresia di Ario, nelle lotte zoroastriane tra Ormuz e Arimani. E' da sempre il filone di chi vi scorge la radice del nichilismo, di chi diffida di un'applicazione tanto integrale e golemica dell'impero sulla natura dato da Dio all'uomo nel Salmo 8, dimenticando che in Genesi 9 Dio chiederà all'uomo ragione di ogni stilla di sangue versato.
(...)
Gli unici davvero utili ai moderni sono gli antimoderni dichiarati, anche i più estremi come i nostalgici della monarchia cattolica universale... sono i loro attacchi feroci alla modernità a essere i più preziosi, per i moderni. Svelano le criticità di un fluire che a chi ne è immerso e beato rischiano di sfuggire. E' solo grazie agli antimoderni e ai loro eccessi, che possiamo meglio apprezzare la problematicità irrisolta di una distinzione in continua evoluzione sperimentale... Dunque meriti un grazie, caro direttore... ci aiuti così a non rassegnarci, ad affinare i nostri argomenti... Capire e decidere secondo ratio è altra cosa, che rassegnarci all'empietà».
A non aiutare la vittoria dei Sì è anche l'argomento della cosiddetta "gioia" di avere un figlio, che sembra rivendicare un "diritto" alla maternità. Quel modo egoistico di concepire il divenire genitori che si innesta in contesto sociale e culturale in cui sempre più tendiamo a trasformare i desideri in diritti, provocando una progressiva - e a mio avviso pericolosa - espansione dei diritti soggettivi. I diritti devono rimanere pochi, semplici, e per questo preziosi. Intendiamoci, voglio dire "Sì" alla fecondazione assistita come terapia contro la malattia dell'infertilità (e qui siamo nel diritto alla salute), ma dobbiamo essere attenti a non trasformare in un diritto la semplice facoltà di avvalersi della tecnologia per avere un figlio. Il diritto a perseguire a proprio modo la felicità trova in questo caso un limite legittimo nella tutela del nascituro.

Gli argomenti più validi e utili invece sono il richiamo alla libertà/responsabilità di coscienza dell'individuo, alla professionalità di medici e scienziati, alla libertà di ricerca scientifica - seppure regolamentata e controllata dalle autorità pubbliche (come in Gran Bretagna per intenderci), ma mai vietata. E l'obiettivo, che in occasione dei referendum su divorzio e aborto fu raggiunto, dev'essere quello di convincere i credenti che affidarsi alla coscienza della persona e non alla sottomissione statale, non è in contraddizione, anzi è coerente, con la propria fede.

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