Pagine

Friday, April 15, 2005

L'analisi del voto a cui Berlusconi ha rinunciato in partenza

Silvio BerlusconiSe i voti li hanno persi il premier e Forza Italia, non può che essere stato per il tradimento della rappresentanza di quel blocco sociale che ha portato alle vittorie del 1994 e del 2001. Il blocco sociale disilluso per la modernizzazione e il liberalismo mancati

Si apre dunque il baratro di un centrodestra irrimediabilmente almirantiano e fanfaniano al quale si lega bene l'onirismo politico di mic. Ne avevo già scritto, ma ciò che manca in questi giorni è una lettura, seria e dettagliata, da parte di Berlusconi stesso, della sconfitta alle elezioni regionali. Un'analisi della sconfitta radicalmente contrapposta a quella dei suoi "alleati" clerico-moderati e a cui il premier ha rinunciato, per la quale invece doveva "combattere" dinanzi alla pubblica opinione.

Tra i tanti motivi (assenza di una cultura politica e di una classe dirigente) la CdL ha perso perché è stata logorata, dai suoi stessi "alleati", la leadership di Berlusconi. E' stata Forza Italia a perdere i voti decisivi e quei voti non possono che essere (che siano o no passati al centrosinistra) voti favorevoli alla modernizzazione e al liberalismo, di un elettorato «non di sinistra ma dinamico, innovatore, urbano, tendenzialmente laico nei comportamenti privati e socialmente produttivo, interessato alla modernizzazione e all'innovazione, un settore sociale che può essere definito "liberale" o dalle aspettative liberali» (Teodori).

Questa analisi, opposta a quella di Fini e Follini, che guardano alla loro futura leadership (e di Casini), non è stata neanche accennata ed è passata l'idea che Berlusconi ha perso credibilità perché poco statalista e assistenzialista, mentre è esattamente l'opposto. Il premier deve sì mirare, come chiedono i suoi "alleati", a una forte discontinuità, anche con un Berlusconi-bis, ma in senso contrario a quello che gli indicano, con una svolta liberale e riformatrice.

Sembra esserne consapevole Sandro Bondi, nell'articolo con il quale oggi su il Riformista, rispondendo a Peppino Caldarola (Ds), si richiama al tradimento della rappresentanza di quel blocco sociale che ha portato alle vittorie del 1994 e del 2001.
«Questa alleanza non può che essere unita, innanzitutto dal patto che l'ha creata. E' entrata in crisi, ogniqualvolta si è pensato che fosse il caso di ridiscutere quel patto. Certo, errori sono stati fatti.E il primo, è stato di non essere fino in fondo cinghia di trasmissione con quel nuovo blocco sociale che aveva portato alla vittoria nel 1994 e nel 2001. Un blocco sociale, ovviamente, composito. Ma non dicotomico. Che alcune forze politiche abbiano anche catalizzato consenso di ceti parassitari o anticamente protetti, è anche possibile. Ma i flussi elettorali mostrano che i voti in uscita, verso l'astensionismo e liste locali, della CdL provengono soprattutto da Forza Italia, e cioè dalla formazione politica che, assieme alla Lega, più ha fatto leva su una ipotesi di cambiamento radicale innanzitutto nel rapporto tra cittadini e istituzioni. E' un blocco di rinnovamento che ha votato Berlusconi nel 1994, e che lo ha scelto nuovamente nel 2001. A una parte, almeno, di quel blocco sociale, le risposte sono state insufficienti».
Ma a partire da questo nulla si muove, nemmeno una foglia, nulla si dice e si scrive. I presunti "liberali" sono di nuovo paralizzati, incapaci. Buona fortuna.

1 comment:

Anonymous said...

Sottoscrivo appieno.La cosa più strana e inspiegabile,specie in queste ore,ma già evidente da almeno 3 anni,è come Silvio minimizzi tutto!Che ci sta sotto?Non riesco a capirlo!Può l'interesse della"unità "della coalizione fare sottacerne lo stato ormai comatoso?Quando poi è oltremodo chiaro l'intento trasmigratorio dell'UDC e di chi sa quanti altri?