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Tuesday, April 26, 2005

Ratzinger e le misure. Per lui problemi con stoffa e pizze

Su Leftwing due ottimi arnesi per riflettere con più cognizione su Ratzinger e la sua sfida alla «dittatura del relavitismo».
Marco Beccaria, nell'articolo Ratzinger e la misura della fede, ci suggerisce di aspettare un attimo prima di bollare il nuovo Papa come «oscurantista, reazionario e antimoderno» e ci invita a non giudicare «senza un minimo di studio, criterio e attenzione».
«Ciò che definisce l'appartenenza alla chiesa non è e non può essere, dice Ratzinger, l'adesione a una ideologia mutuata da categorie politiche mondane, ma solo "l'amicizia con Cristo". Questo è il punto fermo che, per Ratzinger, deve contrastare un "relativismo" presente innanzitutto nella stessa coscienza cattolica, quasi che esistessero criteri più importanti e fondamentali rispetto al rapporto, personale e collettivo con il divino nella persona di Cristo per instaurare la fede e la comunità ecclesiale. Essere cristiani, pare dire Ratzinger, è questione di adesione a Cristo e non a un modello politico per sua natura transeunte e mondano». Va letto tutto
Nell'articolo Ratzinger e la misura della stoffa invece, Massimo Adinolfi torna a cimentarsi con una definizione di ciò che è il relativismo tanto temuto dal nuovo Pontefice. Partendo dal ricordare gli sforzi degli scienziati nel definire con certezza assoluta l'esatta lunghezza di un metro, ha però osservato che questo non ha impedito nei secoli alle «nostre nonne e mamme» di comprare «qualche metro di stoffa dalla merciaia all'angolo» o noi stessi di mangiare la pizza a metro. «E come diavolo è possibile, visto che non sapete precisamente, esattamente, assolutamente, quanto sia lungo un metro?»

«Perché questo è il punto: l'approssimazione è buona, e l'esattezza assoluta non esiste, e le misurazioni che sono esatte in merceria non lo sono in laboratorio... Esistono molte misure, e non è che siano meno misure per il fatto che siano molte e non siano assolute. Si riesce a convenire lo stesso su una misura comune, anche se un giorno la misura cambierà. E si riesce a convenire per la buona ragione che conviene: si vende la stoffa e si compra la pizza. Ma se così stanno le cose persino nel campo della conoscenza, perché nel campo della morale si vuole invece una verità più indeformabile di una barra di platino-iridio? Perché spacciare per naturalmente valide cose che naturali non sono, e che se anche fossero naturali non per questo sarebbero assolutamente valide? Perché, se persino il depositum fidei muta, e quel che un cristiano crede oggi non è il medesimo di ciò in cui credeva ieri? E di cosa si ha paura: che davvero vada tutto a rotoli?... E' curioso che spesso si ragioni così: le sfide che oggi la scienza e la tecnica ci pongono sono enormi, epocali, dunque preferiamo non affrontarle... Ma così non è spacciata solo la merciaia, ma tutti coloro che vogliono poter distinguere il meglio dal peggio, anche senza avere sottomano un papa e una summa theologica che li conforti.
(...)
Si dirà che questo è solo buon senso. Infatti: non c'è molta filosofia, è buon senso. Ma è filosofia, e di quella buona, credere al buon senso nelle cose di buon senso. E lasciare che col buon senso ciascuno cerchi, con tutta la passione di cui l'uomo è capace e l'amore per la verità e l'esultanza della scoperta, il senso buono della sua vita». Va letto tutto
Immaginiamo dunque per Papa Ratzinger, quei grossi problemi con stoffa e pizze che lo hanno portato a lanciare una battaglia contro il relativismo delle misure metrico-decimali.

Infine, il S'i fossi papa... di Antonio Tombolini, che s'immagina un Papa che appena eletto riceve l'illuminazione ed elenca i quattro errori fondamentali della Chiesa cattolica:
«Sì, carissimi, stavo, sto, stiamo sbagliando tutto, e da troppo tempo, ed è ormai ora di porvi rimedio. E se lo dico io, che sono infallibile, che stiamo sbagliando, vuol dire che stiamo sbagliando sul serio!
(...)
Primo errore. Un errore stupido, banale, grossolano, che continuiamo a divulgare, compiaciuti che tanti potenti della terra ci diano ragione, ci vengano dietro a chiacchiere: abbiamo raccontato che la libertà è "libertà di scelta tra il bene e il male", e che chi sceglie il male è perduto. Ma che razza di libertà sarebbe mai questa? Libertà di rovinarci, di perderci, di farci del male? E quale mai dio crudele ci avrebbe fatto un simile dono avvelenato? E come abbiamo potuto gingillarci con questa stupidaggine così a lungo?
Svegliamoci: la libertà non è la possibilità di scegliere tra il bene e il male; semmai: la possibilità di scegliere (tout-court), cioè la libertà, è il bene, è il nostro bene più grande. La rinuncia alla libertà, alla libera scelta, l'oppressione che ne impedisce l'esercizio: ecco, questo è il male. Lottare per il bene significa lottare per la libertà; lottare contro il male significa lottare contro la rinuncia alla libertà, contro l'oppressione della libertà, che sola rende l'uomo persona e gli restituisce la sua dignità di essere fatto a immagine e somiglianza di Dio.
E tanto per essere chiari, questo è il primo e fondamentale errore, un errore talmente grande da configurarsi come vera e propria eresia: indugiare ancora sul falso concetto di libertà (e non venite a dirmi che è tomista, o aristotelico, o non so cos'altro: non m'importa, è sbagliato e basta!) significa idolatrare un dio crudele che gioca col destino dell'uomo, significa adorare un idolo, e perciò: anathema sit!». Segue

1 comment:

Anonymous said...

Loro dicono: "non c'è più religione!"

e parlano della loro...

Il "vuoto" che vedono nel mondo moderno che li circonda è il loro vuoto di capacità di analisi, di com-prensione (che presupporrebbe l'apertura), di autocritica, il vuoto delle vocazioni, il vuoto degli osservanti stretti, ...

Che fanno allora? Si "chiudono" ideologicamente e disperatamente a riccio nel loro fortino per dare l'idea di una grande forza ideale pronta a battersi e nel frattempo riempiono il loro vuoto con quanto più oro, denaro e potere sono in grado di arraffare e promettere a chi li servirà.

...e Cristo ed il Suo Vangelo?
li hanno dimenticati.