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Wednesday, April 13, 2005

Questo blog sostiene Tony Blair

Blair presenta il programma del Labour per il terzo mandato«Our vision is to build a genuine opportunity society, where what matters is hard work, playing by the rules, not class or privilege or background».
Tony Blair

Il premier britannico ha presentato oggi il suo manifesto per le elezioni politiche del 5 maggio. Blair si ama, non si discute, la sua riconferma è troppo importante, addirittura strategica, per le sorti del mondo, dell'Europa, della sinistra. Tra i blog di TocqueVille, registriamo l'endorsement di Right Nation e Walking Class a favore dei Tories guidati da Michael Howard. Pur mettendo le mani avanti sulle reali possibilità di vittoria dei conservatori e sulle capacità di leadership della loro classe dirigente, ricordano che atlantismo e thatcherismo non mancano ai Tories, mentre se appartengono a Blair non convincono certo la sua base.

Sostenere Blair, anche se forse - ma solo forse e magari molto avanti - deciderà di non terminare il suo terzo mandato per lanciare un delfino, significa consolidare la sua eredità nel Labour. Soprattutto però, non essendo cittadini britannici, nutriamo un interesse nazionale e internazionale alla riconferma di Blair.

Di politica internazionale. Perché la guerra in Iraq è stata giusta e i leader che se ne sono presa la responsabilità dinanzi al mondo meritano la riconferma. Perché nonostante i Tories garantiscano atlantismo e thatcherismo non dimentichiamo che Blair ha tenuto alta la bandiera dell'interventismo democratico: ha dato seguito politico al diritto/dovere di ingerenza democratica e alla promozione dei diritti e della libertà nel resto del mondo, chiamati in causa per motivare i recenti interventi armati. Le sue scelte interventiste non si limitano a rispecchiare il classico "interesse nazionale" e la lealtà transatlantica, gli aspetti sui quali i Tories mi sembrano più concentrati.

Di politica interna. Blair non ha fatto altro che raccogliere, da sinistra, l'eredità thatcheriana. Ha continuato l'opera di togliere le mani dello Stato dall'economia. Non vorrei mai che alla sinistra italiana (quasi certamente al governo tra un anno) sia risparmiato di confrontarsi con un Blair e con la sinistra liberale e atlantista che rappresenta. Insomma, «una continua spina nel fianco dell'idelogia distorta della sinistra italiana e della sua incapacità genetica a governare i grandi cambiamenti sociali». Ottima l'idea di Phastidio di inviare in massa una copia del programma del Labour ai siti di Prodi. Si potrebbe organizzare una vera e propria iniziativa. Diamoci da fare, prendiamo l'occasione della campagna elettorale britannica per pungolare la sinistra italiana.

Update, 14 aprile: Tony Blair critica i Tories (il Riformista): «Ridurre le tasse e aumentare le spese. Come perdere la faccia in politica». Con riflessi interessanti per la politica italiana, per destri e per sinistri. Come in Gran Bretagna, anche in campagna elettorale, si ragiona sui conti (e sui fatti).
«Nel Partito Conservatore di oggi vi sono due fazioni, proprio come avveniva nel Partito laburista negli anni Ottanta. Una delle due correnti va orgogliosa dell'eredità thatcheriana, crede in una drastica riduzione delle spese statali e in tasse considerevolmente più basse. L'altra, riconoscendo di non poter invertire il considerevole sostegno all'idea di servizi pubblici che si è consolidato a partire dal 1997, desidera maggiori spese. La dirigenza del partito, intrappolata tra le due fazioni, ha imboccato la strada dell'opportunismo, cercando di accontentare tutte e due
(...)
Il desiderio di tagliare le tasse è una politica schiettamente di destra. Seguirla coerentemente permetterebbe di avere un dibattito politico onesto. Ridurre le tasse e al contempo aumentare le spese è semplicemente incoerente... Lo stato del dibattito interno del Partito Conservatore mi ricorda il mio partito negli anni Ottanta. Tutti erano a favore dell'unità: il problema era che prima dovevano decidere la strada da imboccare, e solo in seguito avremmo potuto unirci. Alla fine riuscimmo a deciderci, inaugurando il New Labour. Finché i Tory non riusciranno nelle medesima impresa, continueranno a proporre programmi economici contraddittori e inattuabili». Segue

2 comments:

Anonymous said...

Come detto dall'altra parte, pur essendo un conservatore di spirito, sarei molto contento se Blair vincesse le prossime elezioni (come credo possa accadere, vedendo anche i continui sondaggi che Sky News propone in continuazione). Io lo giudico sulla base della politica estera e una sua vittoria segnerebbe l'ennesima sconfitta per il popolo che gufa contro Bush e Blair. A novembre il presidente americano doveva perdere e ha vinto. Ora mi auguro accada lo stesso in Uk. Una sola domanda: perché nella sinistra italiana non c'è una figura come Blair? Voglio dire: fossi inglese, per me sarebbe un avversario, ma comunque un avversario... simpatico, se può passare il termine. Qui non ne trovo.
Ps: tra l'altro Howard proprio non mi convince. Ha davvero, nei modi di fare e nell'espressione del volto, something of the night.

Anonymous said...

Anch'io ribadisco la mia posizione: Blair resta un esponente di quella sinistra moderna ed occidentale che qui in Italia difficilmente vedremo mai. La tradizione britannica di liberalismo ha prodotto tre partiti di ispirazione liberale comune, e non sono del tutto convinto che la base laburista sia quella cosi' ben descritta nel libro "Il quarto protocollo", cioe' di un partito filosovietico nelle mani delle Trade Unions. Conta anche il potenziale di innovazione politica, al momento quello dei Tories non riesco a scorgerlo: quello di Blair, ed eventualmente quello di Gordon Brown, resta ancora intatto.