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Tuesday, April 12, 2005

«Non abbiate paura». Le parole del Papa che ebbe paura

L'articolo di Andrew Sullivan su The New Republic dedicato alla figura di Giovanni Paolo II si apre con l'omaggio al grande comunicatore Wojtyla. Basta ricordare gli eventi spettacolari, le folle oceaniche e i discorsi in dozzine di lingue. «Un attore. E la sua più grande e innovativa capacità come Pontefice fu la creazione del dramma e del simbolismo... La drammatizzazione di sé continuò fino alla morte... è rimasto sulla scena fino alla fine». Prima di lui niente di questo era immaginabile. Prese un Papato «appartato, intimorito» e l'ha riversato su tutto il mondo.
«La sua sola presenza da superstar era il messaggio travolgente: per coloro che in Africa si sentivano esclusi dalla Chiesa globale, per i polacchi sotto la tirannia sovietica, per quei cattolici in Centro e Sud America in lotta contro la povertà, l'iniquità e le emergenti chiese evangeliche, per i cattolici britannici... La Chiesa ha da sempre compreso l'importanza di rappresentazioni fastose, dei drammi, della personalizzazione. Ma Wojtyla ne ha davvero reinventato le forme per un mondo di mezzi di comunicazione di massa».
Ma da qui partono le considerazioni critiche di Sullivan. La personalizzazione cui ha dato luogo questo Papa è servita a «riaffermare un'idea molto più antiquata di Papato, come forza centrale e irriducibile nella chiesa». Mentre «il Concilio Vaticano II aveva aperto l'autorità, collocando la gerarchia ecclesiastica su un piano più paritario rispetto ai fedeli laici nel comprendere i principi della fede», anche se ciò ha portato «confusione e improvvisazione», Wojtyla ha »interrotto questo processo - gli aspetti positivi come quelli negativi». Non invertì la rotta del Concilio (rimase rispettoso della sua volontà). Ma «lo ignorò e lo soppresse nelle aree critiche». Alle chiese nazionali fu data scarsa autonomia. «Il dissenso interno proibito. Il Papa silenziò anche il dibattito su temi che non rivestivano un'importanza dottrinale fondamentale, come il celibato dei preti o il sacerdozio femminile». Questi, affermò, erano «ordinamenti eterni la cui messa in discussione avrebbe messo in crisi l'esistenza della Chiesa».

«Quest'uomo così ostile al dibattito intellettuale», osserva Sullivan, paradossalmente fu un intellettuale, sebbene «idiosincratico». La sua fede uno «strano miscuglio» di riflessi esoterici e retaggi medioevali. Nominò uomini a lui fedeli in ogni posizione, e attribuì all'ordine ultra-conservatore dell'Opus Dei «un'influenza senza precedenti». Sulla morale sessuale e la cultura della vita condusse l'insegnamento cattolico «da un prudente equilibrio verso assoluti eterni» (l'intangibilità della vita, al concepimento come allo stato vegetativo permanente). Le distinzioni fatte nel passato dai cattolici, fra un embrione naturalmente abortito e un neonato, o fra mezzi ordinari e straordinari di mantenimento della vita, non hanno più avuto cittadinanza. Questo Papa «deve aver creduto così pericolose le nuove tecnologie da ritenere opportuna la più radicale opposizione possibile».

Nel tracciare un bilancio, è possibile dire se Giovanni Paolo II abbia o meno avuto successo?
«Se per successo intendiamo la conservazione della verità rispetto all'errore, solo Dio lo sa. Se per successo intendiamo l'affermazione delle verità della Cristianità contro le bugie del comunismo, allora la risposta è inequivocabilmente sì. Ma se per successo intendiamo la vittoria contro la democrazia secolare in Occidente, la risposta deve essere no. Questo Papa europeo è stato testimone di un crollo senza precedenti della Chiesa nel suo cuore europeo. Se giudicate un leader di successo dal calibro degli uomini che ispirò a seguirlo, il giudizio su Giovanni Paolo II è di condanna».
Pesano sul duro giudizio di Sullivan gli scandali sessuali legati alla pedofilia che hanno coinvolto centinaia di preti americani e che il Vaticano ha cercato invano di occultare, tentando di sottrarre i colpevoli alla giurisdizione Usa.

«Non abbiate paura», ci suggerì questo Papa. Eppure egli ebbe «profondamente paura della complicata verità» intrinseca agli aspetti della sessualità umana. Soprattutto, fu un Papa che seppe «distogliere lo sguardo». Ma i credenti si sono accorti di dove egli non ha saputo guardare, conclude Sullivan.

3 comments:

Anonymous said...

Complimenti, è molto interessante. L'ho linkato:
http://www.educationzip.com/blog/archives/00001917.html
Donatello

Anonymous said...

Come in ogni cosa si trova da ridire anche quando sembra impossibile.

Una schifezza indegna... :)

Anonymous said...

"The only thing to fear is fear itself".
F.D.Roosvelt. ciao, aa.

http://2twins.splinder.com