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Thursday, April 07, 2005

Fermati Marco! E spiegaci(ti) meglio

Muoversi all'interno di un mondo politico ormai clericalizzato per denunciarlo è l'obiettivo politico di Pannella?

Diciamocela tutta, il nuovo sciopero della sete di Marco Pannella per un'amnistia generalizzata, che comprenda i reati commessi sino al dicembre 2004, come gesto concreto di riconoscenza nei confronti di papa Wojtyla desta non pochi dubbi, ma la sua iniziativa non ha provocato dibattito, quanto una specie di silenzio-assenso pressoché unanime (in attesa degli eventi?). Riprendo invece, e sottoscrivo, le osservazioni di milton sull'opportunità dell'obiettivo e dello strumento scelto.

L'obiettivo. Non è ancora chiaro, a quasi una settimana di distanza dall'inizio del digiuno. a) Ottenere davvero un'amnistia generalizzata; b) sottolineare come l'ossequiosa riverenza della politica italiana nei confronti di Papa Wojtyla sia analoga a quella che si riservava ai Papa-re, e che ha per logica conseguenza l'esaudimento dei desiderata pontifici.

Nel suo discorso al Parlamento italiano del 14 novembre 2002 il papa pronunciò la richiesta di un «gesto di clemenza» per i detenuti, purché non in contraddizione con «la sicurezza dei cittadini», e si riferì esplicitamente a una «riduzione» della pena, non a un'amnistia.
«È grande, quindi, il bisogno di una solidarietà spontanea e capillare, alla quale la Chiesa è con ogni impegno protesa a dare di cuore il proprio contributo. Tale solidarietà, tuttavia, non può non contare soprattutto sulla costante sollecitudine delle pubbliche istituzioni. In questa prospettiva, e senza compromettere la necessaria tutela della sicurezza dei cittadini, merita attenzione la situazione delle carceri, (applausi) nelle quali i detenuti vivono spesso in condizioni di penoso sovraffollamento. Un segno di clemenza verso di loro (applausi) mediante una riduzione della pena costituirebbe una chiara manifestazione di sensibilità, che non mancherebbe di stimolarne l'impegno di personale ricupero in vista di un positivo reinserimento nella società». (applausi).
Dopo essersi spellati le mani dagli applausi per l'auspicio espresso dal Papa, i parlamentari non hanno dato alcun seguito legislativo a quella richiesta di clemenza, all'indulto. Su questo i radicali condussero invano una battaglia. Tuttavia, se quegli applausi scroscianti possono in qualche modo essere definiti ipocriti, esprimere la propria "profonda" ammirazione per Wojtyla e per le sensibilità che aveva voluto comunicare al Parlamento italiano di per sé non obbliga a prenderne alla lettera le richieste legislative.

Inoltre, nota milton, in quel famoso discorso il Papa espresse anche altri auspici, come il recepimento costituzionale europeo delle radici cristiane del continente e quella dell'"accoglienza della vita" (i.e. della normativa italiana in materia di aborto e tutela dell'embrione). Emblematiche le domande provocatorie di milton: «Che ne diremmo di uno sciopero della sete di Socci o Ferrara per l'abrogazione della legge 194/78 sull'aborto o per l'astensione al referendum sulla legge 40/2004 in tema di fecondazione assistita?» Ma senza arrivare a tanto, un politico cattolico che sostenga l'astensione dal voto ai referendum sulla legge 40 potrebbe rivendicare la laicità della sua posizione dimostrando di essere stato invece impermeabile ad altre ingerenze da oltretevere alle quali in coscienza abbia ritenuto di non sottomettersi.

Paradossalmente: Pannella e Buttiglione pari sono, il primo vuole l'amnistia per «onorare» la memoria del Papa, il secondo per rispettarne i dettami morali vuole l'abrogazione dell'aborto. Mentre credo che l'obiettivo di Pannella, seppure discutibile, sia comunque liberale, e quello di Buttiglione illiberale, entrambe le motivazioni sarebbero clericali e non laiche. Entrambe di sottomissione alla volontà del Sommo Pontefice e non di obbedienza alla propria coscienza.

Indulto dicevamo, e non amnistia. Certo, rispetto alla grande ed esagerata ostentazione di dolore da parte del mondo politico per la morte del Pontefice l'azione più coerente che verrebbe in mente di proporre per onorarne la memoria, anche provocatoriamente, è un'amnistia. Eppure non appare contraddittorio, da un punto di vista laico, che alla commozione per un Papa che muore non segua un atto politico di riconoscenza. Un Buttiglione o un Giovanardi qualsiasi potrebbero fare una bella figura da laici rispondendo: "Da cattolici, da ammiratori e amanti di Wojtyla, distinguiamo però il nostro ruolo di legislatori e in coscienza non riteniamo di dover procedere a un provvedimento di clemenza, tantomeno a un'amnistia".

L'idea dello sciopero della sete per l'amnistia ha origine da un impulso emotivo, un moto affettuoso e di compassione per le sofferenze di Wojtyla, sentimenti che, secondo Pannella, devono far parte della politica. E la responsabilità? Sarebbe responsabile per la sicurezza dei cittadini rimettere in circolazione dall'oggi al domani (perché questo sarebbe l'esito dell'approvazione dell'amnistia così come chiesta da Pannella) oltre 50 mila detenuti responsabili di ogni tipo di reato? E soprattutto sarebbe responsabile prendere questa decisione per impulso emotivo, affetto per un capo di Stato estero? Il punto è: perché l'amnistia e non l'indulto? L'impressione è che (e non ne capisco il motivo) con la sua iniziativa Pannella abbia deciso di sostenere una posizione non sua (da sempre i radicali sono per gli indulti e non per le amnistie) abdicando alla propria libertà/responsabilità politica. Dunque, muoversi all'interno di un mondo politico ormai clericalizzato per denunciarlo è l'obiettivo politico di Pannella?

Lo strumento del digiuno in questo caso si pone in «stridente contrasto» con la teoria e la prassi della nonviolenza quali sempre osservate dai radicali, «che consentono - fa bene a ricordare milton - l'utilizzo di quello che diversamente sarebbe un atto violento e ricattatorio solo allorché si tratti di rivendicare un diritto negletto o di drammatizzare una legge ingiusta pretendendone l'applicazione sino alle estreme conseguenze. Nel caso presente, invece, lo sciopero della sete vuole condizionare il legislatore non in direzione del riconoscimento di un diritto esistente, ma di una scelta discrezionale, tra l'altro delle più discutibili e delicate quale (non una mera riduzione di pena ma) l'estinzione di tutti i reati consumati sino a poche settimane fa».

Anche l'obiettivo di dare "forza alla verità" - in questo caso far uscire allo scoperto con dei sì o dei no chi ha dovere (e potere) di dare una risposta "chiara" non per forza "affermativa" - pare debole, perché non a tutte le iniziative legislative dormienti in Parlamento si deve obbligatoriamente dare corso allo stesso modo in cui per esempio era obbligatorio da parte del legislatore ripristinare il plenum della Consulta.

Si risponderà che lo strumento del digiuno viene utilizzato contro l'illegalità delle condizioni di vita nelle carceri (davvero incostituzionale), ma «se le carceri sono sovraffollate il rimedio è, di tutta evidenza, discrezionale: la costruzione di nuove carceri... o la previsione di nuovissimi tipi di sanzione afflittiva (di cui neanche si parla), o ancora la decriminalizzazione di alcuni comportamenti, non certo la rinunzia "generalizzata" alla pretesa punitiva dello Stato e l'estinzione dei reati, i cui effetti criminogeni non possono sfuggire neppure a chi a ragione denunzia quanto di fatto si verifica con il dilagare dell'impunità nell'attuale sistema».

Eccomi... tra i simpatizzanti radicali, questo blog, nutre «perplessità» che grazie a milton ho avuto occasione di esprimere. Spesso le iniziative di Pannella vanno digerite prima di farsene un'idea, ma a questo punto, non avendo ancora percepito elementi convincenti, comincio a dubitare che non si tratti di un errore. Chiedo lumi...

1 comment:

Anonymous said...

Azzardo una sconsolata, sconsolante riflessione: gli elettori italiani sono considerati sciocchi (noi radicali diremmo pericolosi) dai partitocrati di turno che dal chiuso delle loro stanzette di potere ritengono assai più facile e conveniente parlare alla loro pancia piuttosto che alla loro testa.

La nostra convinzione è che invece la gente sia, nonostante tutti gli inganni che subisce da decenni, migliore della classe dirigente che elegge e che la manipola.
Ecco perchè l'illegalità delle procedure istituzionali dilaga ad ogni livello. Per stato di necessità della partitocrazia.

Gli esempi di questa lettura sono moltissimi: referendum boicottati o negati o traditi, abolizione progressiva del voto di preferenza, semiirrilevanza del parlamento nelle decisioni politiche,...

Capezzone, nel suo primo libro, parlò di idra multiteste...