Allora non sono solo i romani, no, allora è un problema di tutti gli stadi, è un problema italiano, quello dello stadio (e del calcio in tutti i suoi aspetti) isola di impunità. Società di calcio protette dalle dure leggi del mercato, partite truccate, Lega in mano ai potenti, arbitri farlocchi, tifosi inguaribili teppistelli. Ieri l'Inter, ma poteva essere chiunque, e in passato è accaduto a Roma. Ma le responsabilità, come sempre, vanno ricercate in chi può - e deve - far rispettare la legalità, e invece è latitante.
Il ministro degli Interni Giuseppe Pisanu diviene ridicolo. Lui può fare invece di parlare. E invece partecipa allo sport nazionale dell'indignazione a cui non segue alcun serio provvedimento. Attenzione, non c'è alcun bisogno di "misure d'emergenza", c'è prima da applicare le leggi esistenti. Poi, invece di scrivere lettere ai quotidiani, il caro ministro, dovrebbe copiare pari pari le leggi inglesi, e poi ne riparliamo. A oggi i colpevoli sanno di non rischiare nulla, la tolleranza è ai massimi livelli, mentre dovrebbe essere "0". Ma a monte c'è il problema culturale di una polizia, e di uno Stato, che, lungi dall'essere brutale, è "complessato".
Ha il complesso perché ogni volta che si alza un manganello, si fanno retate, arresti, subito quasi la metà del Paese viene sobillata dalle solite forze politiche che gridano ai "fascisti". E allora, sopportiamo di tutto. Il povero Placanica viene assolto, ma esce di matto per aver protetto se stesso in modo ingenuo e inesperto. Negli stadi assistiamo a decine di poliziotti feriti a fronte di una dozzina di arresti, o a partite sospese per premeditata volontà delle tifoserie. Manette e carceri esistono per essere utilizzati e l'ordine pubblico non è una cosa di destra o di sinistra, centra con il rispetto della legalità. Ma è il senso della legalità che manca, purtroppo, in questo Paese.
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