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Tuesday, August 02, 2005

Boselli e lo Sdi in sala di rianimazione radicale

Boselli e FassinoPerché il paziente può anche non farcela a superare la nottata

Prodi si ostina a definire «occupanti» le truppe americane e italiane in Iraq. Crede così di sancirne una pretesa illegittimità, nonostante le risoluzioni dell'Onu e la presenza di un governo iracheno legittimo. Mi rassegno, ma tenga presente che in tutto il Medio Oriente, elezioni libere, partiti, giornali e tv indipendenti, bozze di costituzioni, insomma lavori in corso di democrazia si vedono solo in Afghanistan e in Iraq, paesi "occupati". Noi che nel 1945 siamo stati paese "occupato" dovremmo ricordarci della differenza che c'è fra occupante e "occupante".

In un filodiretto su Radio Radicale il presidente dello Sdi Enrico Boselli non trova la forza di criticare le dichiarazioni di Prodi. Questo, per la prospettiva di nuovo soggetto politico Radicali-Sdi, rappresenta un problema, un grave problema. La premessa per creare un «fatto nuovo» nella politica italiana, per rianimare con un po' di liberalismo la brodaglia dell'Unione, c'è: il risveglio di socialisti e Ds sui temi della laicità in occasione dei referendum contro la legge 40 sulla fecondazione assistita. Basta? E' sufficiente? Siamo già in vista del traguardo? No, direi di no.

Lo Sdi negli ultimi anni non è riuscito mai, dico mai, a distinguersi dalle posizioni di Prodi e del resto dell'Unione. Boselli non è un tipo che crea guai ai suoi alleati e al suo capo, Prodi. Eppure, se di un «fatto nuovo», di una scossa liberale stiamo parlando, il minuto Boselli dovrà rendersi conto che così non va.

Marco Pannella sembra che abbia presente il problema, almeno ascoltando ampi stralci dell'ultima conversazione settimanale. Lo Sdi non si distingue dal resto dell'Unione. Intini ha sostanzialmente acconsentito alle argomentazioni di Prodi sulle truppe "occupanti" in Iraq. «Non era maturo il fatto di marcare una posizione», ammette Pannella, ma è ovvio che questo coraggio dovrà venire.

Se infatti le radici, la pianta, i frutti liberali sono propri anche della storia socialista, di quella che oggi può ancora essere rivendicata (solo di quella però), e se dire radical-socialista è cosa cara al cuore, tuttavia sono cose datate. Quella che occorre costruire oggi è un'«alternativa liberale». Capito? Liberale-liberale-liberale, altro che socialista. Il radical-socialismo francese, ad esempio, è stato un patrimonio politico laico e anche di governo per tutta Europa, ma finito (sentito? Finito) nei dintorni di Monaco.

Oggi dire Zapatero e Blair vuol dire richiamarsi a dei leader che fanno politica con delle «radicalità». Quando dicono una cosa quella è. Quanta radicalità c'è in Boselli e nel suo Sdi. Beh, occorre lavorarci su. Serve una cosa nuova, sottolinea Pannella, «che vuole in qualche misura dare scandalo».
«Se questo soggetto politico ha da nascere deve avere dalla sua una parte dell'Unione che lo contesti gravemente e un'altra parte che ci creda con ragionevole e ragionato entusiasmo. Fino a quando il liberismo di Rossi, Einaudi, Salvemini sarà adottato come sinonimo di perversione è necessario continuare a dire liberista».
Capito? Liberista-liberista-liberista. Non socialista. Questo per quanto riguarda l'economia. Sulla politica estera occorre dire che sarà quella di Saragat, di Silone, la politica di tanta parte dell'intellettualità internazionale, socialista, liberale, che non avrebbe mai immaginato (mai vuol dire mai) di chiamare "occupanti" gli italiani che stanno a Nassiriya o in Afghanistan.

Ecco, c'è molto da lavorare. Su politica estera ed economia l'Unione è un disastro, uno scandalo, e su questi due temi Sdi e Ds non hanno la forza di distinguersi da Prodi e Bertinotti. O i Radicali riescono a tirare fuori questo coraggio che serve, dunque creando "scandalo", uno scandalo di cui però elettoralmente l'Unione non può fare a meno (perché guarda caso attirerebbe anche voti degli scontenti della CdL), o il «fatto nuovo» non c'è, e allora si tratta di infilarsi dove capita.

Buone vacanze

6 comments:

Anonymous said...

condivido.
nel 1997 Blair propose agli Inglesi il suo new Labour contro la destra dei Conservatives e contro la old left.
Da noi, invece, per arretratezza storica il centrosinistra corre dietro ai veterocomunisti e perde i voti in fuga dalla cdl, che infatti preferiscono astenersi.
dovrebbero essere voti per noi e per la nuova formazione, invece, nell'Unione puntano a rafforzare una vecchia identità nonostante abbiano la certezza della vittoria. ma chi glielo fa fare?

Anonymous said...

Boselli e garofani di plastica obbediscono come bravi soldatini allo zio Romano ed allo zio Piero perche' senza di loro, e soprattutto senza la disciplina, spesso rassegnata, dei militanti diessini, chi diavolo li voterebbe??
Mi fa piacere che anche Pannella abbia presente il problema. Io, per quello che vale, non intendo votare per i radicali se gli stessi saranno nella stessa coalizione di Bertinotti, Diliberto, Pecoraro Scanio, Di Pietro e "liberali" consimili, pur essendo consapevole che dall'altra parte c'e' poco da stare allegri.

Anonymous said...

“The Third Way is not a new way between progressive and conservative politics. It is progressive politics distinguishing itself from conservatism of left or right.”
- Tony Blair, Conference Speech 1999.

Anonymous said...

"The Third Way stands for a modernised social democracy, passionate in its commitment to social justice and the goals of the centre-left, but flexible, innovative and forward-looking in the means to achieve them… it is a third way because it moves decisively between an Old Left preoccupied by state control, high taxation and producer interests; and a New Right treating public investment, and often the very notions of 'society' and collective endeavour, as evils to be undone."
- Tony Blair

Blair went on to outline four values as essential to a just society: equal worth - "talent and effort should be encouraged to flourish in all quarters, and governments must act decisively to end discrimination and prejudice", opportunity for all - "the widest possible spread of wealth, power and opportunity", responsibility - "for too long, the demand for rights from the state was separate from the duties of citizenship", and community - "we all depend on collective goods for our independence; and all our lives are enriched - or impoverished - by the communities to which we belong"

Anonymous said...

Abbiamo selezionato il post per Tocque-Radio di oggi.
Grazie!

www.radioalzozero.net
redazione@radioalzozero.net

salvio said...

Federico, hai proprio ragione: questi dello SDI sembrano un po' insipidi. Sembra di andare a letto con un'educanda...