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Tuesday, August 02, 2005

La quarta ideologia del '900: islamizzazione delle masse

Conserviamo gli editoriali di alcuni giorni fa di Ernesto Galli Della Loggia e Magdi Allam sul Corriere della Sera e rileggiamoli di tanto in tanto, per vedere se trovano conferma o vengono smentiti dai fatti. A oggi trovano conferma. Anzi, la loro analisi e dunque le risposte politiche che evocano appaiono assai lucide. Ernesto Galli Della Loggia mette sotto accusa «l'adozione di politiche generose d'integrazione e cittadinanza nei confronti degli immigrati islamici in vista della creazione di un solido Islam moderato con cui collaborare».
«Disgraziatamente le cose non sembrano così facili. Sono proprio i giovani cresciuti nell'integrazione e intrisi di cultura europea, sono proprio loro quelli che si mostrano più permeabili al messaggio terrorista. Trasformare gli immigrati in cittadini è un obiettivo sacrosanto, insomma, ma credere che ciò serva ad allontanare la minaccia terroristica è profondamente ingenuo».
Questa sua semplice constatazione a me pare che trovi una duplice spiegazione. Da una parte infatti, l'indottrinamento terrorista non deve i suoi successi ai fallimenti del nostro modello di integrazione, considerati il profilo socio-economico e il livello d'integrazione degli attentatori, da quelli dell'11 settembre 2001 a quelli del 7 luglio 2005. Quella fondamentalista, terrorista, è un'utopia, un'ideologia politica a cui si aderisce per persuasione, non per miseria, disagio, né per fallita integrazione. Come aderire al nazismo, al fascismo, al comunismo. Essa prescinde dalle condizioni, si compie per volontà e indottrinamento. Gli immigrati che diventano kamikaze sono già cittadini, ma cittadini che vengono indottrinati a un nuova forma di fascismo, a un'ideologia che rischia di prendere piede in Europa come il fascismo negli anni '20 e '30. Che si tratti di una guerra ideologica, simile a quelle combattute nel secolo scorso, e non di uno scontro di civiltà o di religione, è un'idea confermata da un recente articolo di due dei consiglieri di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Stephen J. Hadley e Frances Fragos Townsend, al New York Times. E' una realtà ben più difficile con cui avere a che fare e per averne ragione non sarebbe sufficiente il miglior modello d'integrazione.

Si tratta di una reazione alla modernità. Non un rigetto totale della modernità, come non lo furono il nazismo, il fascismo, il comunismo. Anzi, il tentativo di riprendere il controllo "umano" dei processi tecnologici, scientifici, economici e sociali che aggrediscono le rassicuranti forme delle società umane pre-moderne e subordinarli al "nobile" scopo di un'umanità nuova che trovi la sua totalizzante espressione in una categoria nella quale una comunità si possa identificare. Essendo del tutto marginali le categorie di nazione, razza e classe nel mondo arabo-islamico - sebbene giochino un loro ruolo - su quale categoria poteva fondarsi la reazione dell'islam alla modernità se non sulla religione e sull'idea versione messianica e totalitaria di Umma musulmana?

Mentre fascismo, nazismo e comunismo sono state ideologie fondate sulla volontà di dominio totalitario di una nazione, di una razza, e di una classe, questa quarta ideologia politica, nata e cresciuta anch'essa, sebbene all'ombra delle altre tre, nel '900, si è fondata sulla volontà di dominio totalitario della società informata in ogni suo aspetto da principi religiosi. Anch'essa è un'utopia politica volta, attraverso la tirannia e lo sterminio, a purificare l'umanità dall'"impuro modo di vita" insinuato dall'occidente della democrazia, delle libertà, della ricchezza economica, visto come disumana terra del tramonto e della decadenza che complotta contro l'islam.

Siamo negli anni '20, e infatti allora nacque, insieme a fascismo e nazismo, anche la deriva fascista e totalitaria dell'islam politico, i Fratelli Musulmani. Perché divampa solo adesso? Un'ideologia vecchia di un secolo come una sorgente carsica è riaffiorata negli anni in cui l'ultima delle tre precedenti ideologie che avevano dichiarato guerra al mondo libero nel secolo precedente usciva di scena. Il riferimento agli anni '20 non va banalizzato. Se negli anni '20 e '30 del secolo scorso l'Europa ha vissuto tragicamente l'ingresso delle masse nella storia e nella politica, ingresso indotto dalla modernità, è perché il fenomeno non fu compreso dal mondo liberale, e quelle masse furono intercettate, indottrinate e irrigimentate da ideologie che con le loro utopie rispondevano agli shock della modernizzazione. Di «nazionalizzazione delle masse», parlò lo storico George Mosse. L'islamizzazione delle masse è il fenomeno a cui rischiamo di assistere oggi.

Per altro verso: dove sono le responsabilità del nostro modello d'integrazione? Potremmo riassumere in questo modo: i ragazzi, gli immigrati ormai cittadini, non diventano kamikaze a causa delle inadeguatezze e dei limiti di quel modello, ma è quel modello che garantisce sopravvivenza e anzi terreno fertile, territorio protetto, per quella «fabbrica di kamikaze che partendo dalla predicazione della "guerra santa", dall'indottrinamento alla fede del "martirio", all'arruolamento talvolta sui campi di Al Qaeda in Afghanistan, Pakistan e Iraq, sfocia nell'attentato terroristico vero e proprio». Stiamo legittimando un doppio binario giuridico e permettendo a tanti Hitler, più o meno noti, di reclutare nuovi adepti.
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Qualcosa di molto simile all'analisi dello storico militare Victor David Hanson su National Review.

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