La Repubblica alza la palla e Palazzo Chigi schiaccia: «La riforma del sistema radiotelevisivo si dimostra una necessità per fare chiarezza sulle regole». «Non c'è dubbio che la Rai abbia bisogno di una riforma vera e democratica per tutelare la libertà di informazione e le regole aziendali e civili. Non possiamo che auspicare che le inchieste Rai facciano chiarezza su quanto rivelato dai giornali. Quando il Presidente del Consiglio parla di riforme, non si riferisce solo a riforme istituzionali, legge elettorale, regolamenti parlamentari», ma anche a quella della Rai e dell'intero sistema radiotelevisivo.
L'obiettivo? Radicalizzare di nuovo il confronto con Berlusconi per far fallire prima che cominci il dialogo con Veltroni e allungare così la vita (se questa è vita!) al Governo Prodi.
Non sappiamo se nello "scoop" di la Repubblica sulle intercettazioni che dimostrerebbero come i vertici Rai e Mediaset concordassero l'uscita di notizie sfavorevoli a Berlusconi vi sia uno scandalo di proporzioni gigantesche (può ben darsi), ma considerando com'è stata colta subito la palla al balzo, qualche dubbio che si tratti di un'abile ricostruzione giornalistica confezionata per dare un aiutino a Prodi, lo ammettiamo, ci è venuto.
Che poi, la cosa più probabile è che non si tratti di nulla che ciascuno di noi non potesse già immaginare. L'informazione tv fa schifo. Il duopolio c'è. Non c'è concorrenza, fanno tutti parte di una stessa casta. Altro che "scoop": se non verranno fuori elementi nuovi, fatti concreti, siamo all'ovvio: si conoscono, sono amici, si parlano, concordano, si influenzano, cercano di non darsi fastidio, di fare favori al potente di turno. Che sia tutto "combinato" possiamo scommetterci. Non mi si venga a dire che i leader dell'Ulivo non "disturbano" i loro "compagni" dirigenti, o direttori, o nelle redazioni, dei tg della Rai, proprio quando solo una settimana fa abbiamo assistito al caso Facci.
La Rai è preda dei partiti - tutti (e soprattutto di chi sta al governo), da sempre. Va semplicemente chiusa, smembrata e privatizzata, al pari di Mediaset.
Chi cavalca questi scandali o pseudo-scandali, senza avanzare questa soluzione per me non è credibile, usa la situazione - avvilente - come strumento di lotta politica.
4 comments:
chiaramente d' accordo.
ipotizzabile in seconda battuta anche un tv pubblica sul modello spagnolo: niente canone, organici ridotti, poca pubblicità, palinsesti da servizio pubblico vero informazione, documentari ecc. totale indipendenza dal sistema politico-partitico...
Ah Jim a quando una vera discussione su Radio radicale?
é cosi peregrino pensare che si debba finanziare con pubblicità e non solo con finanziamento statale?.
Sei sicuro che un modello di radio radicale siffatto pregiudichi (dipendenza da stanziamenti statli) e condizioni la linea politica dei radicali?
Onorato di una risposta.
Ciao Alessandro. Discussione inutile. Non sono nella posizione di discutere alcunché.
grazie comunque per la domanda che trovo fondata.
Hai evidenziato il vero nodo del problema: la RAI politicizzata non è stata inventata da Berlusconi, e non è certo finita con la fine del suo governo. Ma piuttosto che mettere mano a una riforma seria del servizio radiotelevisivo pubblico (il che, nella mia ottica, vorrebbe semplicemente dire: privatizzare tutto, e lasciare che il mercato faccia il suo corso, anche in TV), si litiga ancora sulle poltrone di consiglieri, direttori generali e presidenti. Ottimo esempio di disinteresse per il potere mediatico, no?
CJ
Sconcerto
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