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Monday, February 09, 2009

Lo spettro del protezionismo nel pacchetto anti-crisi di Obama

Nonostante il Senato americano abbia ammorbidito la misura Buy American, non si placa il dibattito sullo spettro del protezionismo. La clausola di chiara marca protezionista, inserita dalla Camera dei rappresentanti a maggioranza democratica nel pacchetto di stimolo fiscale proposto dal presidente Obama, stabilisce che nella costruzione delle opere finanziate dal piano anti-crisi debbano essere usati acciaio, ferro e prodotti industriali solo americani.

L'emendamento approvato dai senatori chiede che sia «applicata in modo compatibile con gli obblighi sottoscritti dagli Stati Uniti negli accordi internazionali», ma non è servito a tranquillizzare i maggiori partner commerciali degli Usa: Europa, Canada, Messico e Cina. Respinto, invece, l'emendamento abrogativo di McCain: nella clausola «ci sono echi del disastroso Smoot-Hawley Tariff Act», ha denunciato l'ex candidato alla presidenza. L'intero pacchetto dovrebbe essere approvato domani nella sua versione ridotta (si fa per dire) a 827 miliardi di dollari.

Dure critiche al Buy American sono giunte dall'economista Eswar Prasad, della Brookings Institution, think tank vicino ai Democratici, che accusa la clausola di porre «convenienze politiche di breve termine e gli interessi economici di pochi al di sopra dei benefici molto più ampi che il libero mercato offre ai consumatori» e di «mettere da parte la cooperazione internazionale e il multilateralismo» verso cui si era impegnata la nuova amministrazione. «Erigere barriere potrebbe distruggere il commercio mondiale, se gli altri paesi si vendicassero con delle proprie misure protezioniste. E queste barriere finiranno per assestare un ulteriore colpo all'economia americana e mondiale».

Proteggere le industrie interne dalla competizione estera è una «tentazione istintiva», ma è una scelta che «si ritorcerà contro, se darà avvio a una guerra commerciale con gli altri paesi». Provocherà «più perdite di posti di lavoro, prezzi più alti su molti prodotti e una recessione più prolungata», avverte Prasad. In questo particolare momento di crisi e sfiducia «non possiamo permetterci di scatenare una guerra commerciale». Gli Stati Uniti «dovrebbero essere di esempio, fissando gli standard del libero commercio», e non guidare il mondo «lungo un sentiero di protezionismo autodistruttivo, dandosi la zappa sui piedi».

Di «zappa sui piedi» parla anche Walter Russell Mead, intervistato dal Council on Foreign Relations, che ha posto l'accento sulle ripercussioni in politica estera: «Se in questo momento di crisi sbattiamo la porta in faccia alla Cina, o la Cina pensa che è ciò che noi e gli europei stiamo facendo, sarà un errore di politica estera molto più pericoloso di qualsiasi cosa abbia fatto Bush... la cosa più pericolosa che potremmo fare».

Sul Financial Times, l'economista Jagdish Bhagwati ha criticato il «basso profilo, anzi invisibile», tenuto dal presidente Obama. Fortunatamente, ha reagito al Buy American, «lasciando pochi dubbi sui suoi reali sentimenti e le sue preferenze». A Fox News ha dichiarato che «non possiamo mandare un messaggio protezionista» e a ABC News che non vuole niente nel piano di stimolo «che scateni una guerra commerciale».

Ma il protezionismo è «un pericoloso virus che esige una risposta appassionata», secondo Bhagwati, che con la memoria torna allo Smoot-Hawley Tariff Act del 1930, di cui il Buy American sembra l'odierna versione. Se viene approvato, «aspettatevi di veder scoppiare guerre commerciali», avverte. «Nulla impedirebbe a India e Cina di alzare i dazi sui prodotti di esportazione americani». E a quel punto è facile prevedere la «ritorsione» degli «infuriati congressmen americani». Il presidente Obama «non può permettersi che si ripeta questo schema: deve combattere il protezionismo o vedrà il virus diffondersi senza controllo». Dovrebbe porre il veto sul Buy American, se non vuole essere ricordato come Herbert Hoover, ha scritto sul Wall Street Journal Burton G. Malkiel, professore di economia a Princeton.

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