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Tuesday, April 06, 2004

Quarant'anni di fallaciate. Siamo stufi
Oriana Fallaci è un po' sovrastimata. Sono quarant'anni che scrive con la pancia anziché con la testa. E' stata una pacifista estremista negli anni '60, sbagliando, è oggi un'occidentalista fanatica ed estremista, sbagliando di nuovo. Il punto è che la Fallaci non è una giornalista, perché i fatti per lei sono troppo poco e perché non sa interpretarli, né gli interessa farlo. Non è una intellettuale, perché non offre analisi, ragionamenti, argomentazioni. Non ha basi concettuali, neanche in quello scontro di civiltà teorizzato da Huntington. I suoi scritti non sono che invettive, dal linguaggio violento e retorico che stufa e annoia dopo pochi paragrafi, sfoghi che capita di ascoltare tra le vecchiette ai mercati rionali («Signora mia, vengono a fare i padroni a casa nostra»), questo è il suo livello. E' brava a cavalcare bassi istinti, bravissima ad autopromuovere se stessa e la sua rabbia, superba narcisa che le spara veramente grosse credendosi vate dell'Occidente. Intanto, il suo nuovo libro viene sparato come un sicuro bestseller, mentre su questi stessi argomenti libri interessantissimi passano sotto assoluto silenzio. Qui da noi, per fortuna, libri così se ne leggono pochi, molti meno di quanti se ne leggono nel mondo dell'Islam radicale: è interessante il punto di vista fondamentalista della Fallaci, perché ci mostra come devono essere i toni del dibattito proprio presso i nostri nemici. Negare l'esistenza di un Islam moderato, o «buono», oltre ad essere una bufala colossale, rischia di avvantaggiare la "campagna acquisti" dei terroristi. Identificare il nemico in ragione dell'etnia e della religione, come fecero i nazisti e come oggi fa Hamas con gli ebrei, è razzismo. Preferiamo discutere e interrogarci, e dividerci, sulle teorie di Huntington e Lewis, sui neocons o Soros, sulle politiche di Bush, Blair o Kerry, su guerre e polizie «preventive», ma non su sfoghi da bar.

Proibire il velo e proteggere Cesare Battisti. E' vero che l'Europa non ha neanche lontanamente compreso la radicalità della sfida che ha davanti. Crede di poter rimanere immune nei suoi 50 anni di sicurezza e benessere, ottenuti senza combattere. Per questo non si può rifiutare l'aggettivo «preventivo», sia esso applicato a una guerra o a un'operazione di polizia. E mi sembra strano che le recenti operazioni «preventive» ordinate di Pisanu non abbiano già destato le solite polemiche speculatorie. Ma non garantire agli immigrati islamici i diritti e i valori che fondano le nostre società solo perché le loro sono intolleranti, totalitarie e negano la distinzione tra fede e Stato, questa sarebbe la nostra sconfitta come civiltà. Dunque la Fallaci è collaborazionista e nemica dell'Occidente allo stesso modo di quei sedicenti "pacifisti", molto poco ingenui, che gridano in piazza «né con Bush né con Saddam» e parlano di «ceffoni umanitari», o «delinquenti politici». Proibire il velo e proteggere Cesare Battisti sono atti tra loro coerenti.

Questa mattina il Riformista ha dato una notizia: «Il ministero della Giustizia americano ha annunciato, martedì 30 marzo, un'azione legale presso il tribunale federale di Muskogee, Oklahoma. Sostiene il ricorso di una famiglia musulmana,la cui figlia undicenne si è vista rifiutare il diritto di portare il foulard islamico in classe. "La discriminazione religiosa non ha posto nelle scuole americane,nessuna regola locale può essere a detrimento delle libertà costituzionali", ha dichiarato il portavoce dell'attorney general, John Ashcroft, ministro del governo Bush. Il 14° emendamento della Costituzione garantisce "protezione legale" a tutti i cittadini, dunque il governo federale ha chiesto il reintegro immediato di Nashala, undici anni, e del suo velo». L'editoriale giustamente osserva che la Fallaci «ci invita a combattere una guerra che c'è, e che l’opinione pubblica europea si ostina a non vedere. Ma George W. Bush, proprio lui, ci insegna la differenza tra il combattere e l'azzuffarsi».

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