Kerry l'equilibrista attacca Bush
«Americani di ogni fede politica sono uniti nella determinazione a riuscire in Iraq», ha scritto sul
Washington Post. Dall'Iraq non si scappa, «è inaccettabile», ha detto agli studenti del Rhode Island.
Cosa propone:
Occorre un successo diplomatico: «Convincere altri paesi a cercare una parte in qualcosa nella cui riuscita hanno anche loro un legittimo interesse», strada che avrebbe dovuto essere intrapresa fin dal primo momento, per alleggerire il peso sui soldati e sui contribuenti Usa.
E occorre rafforzare la posizione dell'inviato del segretario generale dell'Onu in Iraq, Lakhdar Brahimi.
E occorre coinvolgere la Nato, per una presenza militare più composita sul campo. Agli Stati Uniti però, il timone nella catena di comando militare. Sembra un po' la quadratura del cerchio. No?
Troppi tentennamenti:
Da senatore ha votato nel 1991 contro la prima guerra del Golfo,
ma nel 1998 ha dato luce verde a un cambio di regime a Baghdad
e nel 2002 ha avallato col suo sì l'uso della forza contro Saddam Hussein.
L'anno scorso ha però votato contro la legge di spesa addizionale di 87 miliardi di dollari per la stabilizzazione irachena.
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