Per i neocons la vittoria della pace, del dopoguerra iracheno, è importante almeno quanto la vittoria della guerra. Bush sembra aver sottovalutato questa importanza
Monday, April 19, 2004
Critiche severe a Bush dal neocons Weekly Standard
Per i neocons la vittoria della pace, del dopoguerra iracheno, è importante almeno quanto la vittoria della guerra. Bush sembra aver sottovalutato questa importanza
Robert Kagan e William Kristol sono duri con Rumsfeld per quello che sta accadendo in Iraq. Truppe numericamente insufficienti sono il più grosso e pericoloso errore fatto nel dopoguerra iracheno. Ed era ampiamente prevedibile, previsto da tempo dagli stessi Kristol e Kagan: «Unfortunately, resolve alone won't bring success. Neither will well-delivered statements by the president. The problem in Iraq is not poor public relations, or a lack of will. Rather, it is the failure of policymakers at the highest levels to fashion a military and political strategy that maximizes the odds of success. That is what has been missing ever since Saddam's statue fell a little over a year ago».
Larry Miller, deluso dalla conferenza stampa tenuta da Bush la sera del 13 aprile scorso (non riconosce più il presidente che ha amato, quello dell'11 settembre sopra le macerie del WTC: «he needs to speak to the people who put him there, who want him there, and who need him to go, go, go, go, go».), gli chiede: «Vincere ora!». Perché in Iraq bisogna ancora batterli i terroristi e perché l'Europa e Chirac non cambieranno idea.
Per i neocons la vittoria della pace, del dopoguerra iracheno, è importante almeno quanto la vittoria della guerra. Bush sembra aver sottovalutato questa importanza
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