Alcuni stralci dell'intervista di sabato scorso sul Messaggero, poco evidenziata.
«Chi lo dice sa dare un titolo: 'Vogliamo l'Onu'. Ma non un occhiello, ossia una spiegazione a questa domanda: 'Per fare cosa?'. Quello che potevano fare lo stanno facendo. Le Nazioni Unite hanno stabilito che il 30 giugno cambierà il governo, hanno deciso che il nuovo esecutivo iracheno durerà fino alle elezioni del gennaio 2005, hanno fatto una risoluzione e magari ne faranno un'altra. Ma oltre questo, l'Onu non può andare. Non dispone di un esercito».
«E' ciò che i terroristi temono davvero. Ossia sentir gridare, contro di loro che dicono 'viva la muerte!', un antico urlo nobilissimo: 'No pasaran!'».
«Direi di sì. Non a caso, Carlo Rosselli era un interventista. L'unico fatto nuovo e vero sarebbe il ricompattamento dell'Occidente. Questa nuova unità si tirerebbe dietro gli arabi moderati che adesso si possono permettere di stare alla finestra. Anche a causa di un Occidente spaccato».
«Nel mondo arabo, esistono fonti di informazioni a noi del tutto ignote. Le quali sostengono l'idea che c'è bisogno di una pressione esterna per diffondere la democrazia. Senza questo tipo di pressione da parte degli europei, e della politica reaganiana, il comunismo starebbe ancora in piedi. E l'apartheid in Sudafrica, è forse caduto da solo?».
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