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Thursday, April 10, 2008

La guerra mediatica di Pechino rivela il volto del regime

Atene, Londra, Parigi, San Francisco. Ad ogni passaggio nelle capitali occidentali sono puntuali le contestazioni degli attivisti pro-Tibet, che costringono le autorità a modificare i percorsi e a volte persino a nascondere la torcia olimpica al pubblico, a celebrarne il transito quasi in clandestinità. Uno stillicidio che ha già inferto non pochi danni all'immagine trionfalistica che Pechino voleva attribuire all'evento. Le autorità cinesi osservano da lontano, impotenti, quanto accade, malcelando il proprio nervosismo dietro comunicati freddi e stizziti, in cui si accusano i dimostranti di contraddire lo spirito olimpico, di voler «sabotare» i Giochi e, nel caso di San Francisco, di voler «danneggiare le relazioni sino-americane». Ma non mancano le critiche anche alle autorità pubbliche occidentali, accusate di non saper garantire alla fiaccola un cammino tranquillo.

Al presidente del Cio, Jacques Rogge, che ha osato chiedere alla Cina di rispettare gli impegni sui diritti umani presi proprio con il Cio come condizione per l'assegnazione dei Giochi, e rispetto ai quali è in flagrante inadempienza, Pechino ha risposto esortandolo a non introdurre nelle Olimpiadi «questioni politiche irrilevanti». Nei confronti degli uiguri Pechino gioca la carta dell'allarme terrorismo. Sarebbero stati smantellati, nello Xinjiang, regione dell'estremo ovest a maggioranza musulmana, due gruppi che preparavano attentati e rapimenti degli atleti, ha reso noto un portavoce del Ministero della Pubblica sicurezza.

Il premier britannico Brown ha annunciato che non si recherà alla cerimonia inaugurale dei Giochi. Sarkozy deciderà a seconda dell'evoluzione della situazione e consultandosi con i partener europei. Anche Bush, che aveva dapprima confermato la sua presenza, lascia trapelare che a disertare si fa sempre in tempo, mentre Condoleezza Rice ipotizza l'apertura di un consolato americano in Tibet. Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione in cui ipotizza il boicottaggio della cerimonia di apertura da parte dei leader Ue se la Cina non dovesse aprire un dialogo con il Dalai Lama. Per una volta le capitali europee non si sono voltate dall'altra parte, ma stanno esercitando pressioni su Pechino e ragionando con discrezione sul da farsi, per giungere all'appuntamento dell'8 agosto con una posizione comune.

Il Gigante cinese sperimenta un isolamento, quanto meno morale, da parte dell'Occidente a cui da anni non era più abituato. E reagisce chiudendosi a riccio, tetragono, e tentando l'unica arma che possiede: la propaganda. Ma il regime sbaglia se crede di poter trattare l'opinione pubblica mondiale con gli stessi metodi con i quali inganna i suoi cittadini. La tesi del complotto anti-nazionale ordito da «cricche criminali» è la classica reazione da dittatura accerchiata, che non può far breccia presso i governi e le opinioni pubbliche occidentali. Anzi, ha l'effetto contrario. Il regime nazional-comunista tenta di far leva sull'orgoglio dei cinesi, tenuti all'oscuro di ciò che realmente accade in Tibet, ancora off limits per giornalisti e diplomatici.

A Pechino proprio non riescono a comprendere che i governi occidentali non possono chiudere entrambi gli occhi pensando esclusivamente agli interessi economici perché hanno delle opinioni pubbliche cui rispondere. E' il concetto stesso di opinione pubblica, la sua influenza sulla politica, che la nomenklatura cinese non riesce nemmeno a concepire.

Altro che dialogo. Come rivela Asianews, da Pechino partono le direttive di una «feroce guerra mediatica» per contrastare la cattiva pubblicità sulle Olimpiadi da parte della «manipolata stampa occidentale» e per delegittimare il Dalai Lama. Il Dipartimento della propaganda ha diffuso una circolare a editori di giornali e televisioni di Stato per spingerli a pubblicare in fretta la quantità maggiore possibile di notizie e immagini che difendano la linea ufficiale sul Tibet e sulle proteste olimpiche. Sospesa la consegna del silenzio, da ieri i giornali, come il People's Daily, si sono riempiti di attacchi contro coloro che «umiliano lo spirito olimpico», persone «blasfeme» che si oppongono ai «popoli del mondo amanti della pace». Intanto, da Tokyo, il Dalai Lama reagisce con fermezza: «Non siamo anticinesi e nessuno ci può dire di stare zitti. Fin dall'inizio siamo stati favorevoli alle Olimpiadi in Cina, sono rattristato per i tentativi di demonizzarmi da parte del governo di Pechino. Io sono umano, non sono un demone».

16 comments:

Anonymous said...

devi commentare vattimo.

uno, perché ha dei gusti sessuali un poco bizzarri - e bada bene che anche io li ho...etero ma bizzarri -, non può essere autorizzato a poter sottoscrivere tutto!!!

la minchiata in questione merita un tuo commento.

qualcuno glielo deve pur far sapere.

il tuo blog ha una certa rilevanza, rendilo noto al web...

io, nel mio piccolo...che faccio? sottoscrivo me stesso?!?

tu, invece...


ai posteri.

ciao.

io ero tzunami.

Anonymous said...

Vattimo ha ragione: la rivolta tibetana, niente affatto 'spontanea', niente affatto pacifica, ha avuto connotazioni razziali e ha lasciato sul campo una quindicina di cinesi han. Come confermato dalla corrispondenza dell'Economist. Questi sono i fatti, non direi fedelmente riportati dalla stampa qui da noi, che abbiamo visto servizi-pastiche con immagini di monaci birmani e perfino scene di piazza Tienammen che non c'entravano assolutamente nulla. Così non si è capito niente: che la fronda tibetana verso il Dalai Lama precede, non segue, la repressione cinese, che i giovani tibetani cominciano a dubitare della fallimentare strategia non violenta, e della parola d'ordine Autonomia, anziché Indipendenza. Non abbiamo capito che appoggiare questo genere di rivendicazione, sotterraneamente estesa all'intero Grande Tibet, ormai con venature razziste, è politicamente insulso, tanto che il Dalai Lama, tutto tranne che uno scemo, tenta con ogni mezzo di fermare la marcia verso il tibet, forse non riuscendoci, e che trasferire lo schema balcanico in Cina avrà ancora meno probabilità di successo di quante na ha avute in Kosovo (dove è un fiasco totale) anche perché la Cina non è la Serbia. Le colpe dei cinesi sono tante e gravissime, più in Sudan o in Myanmar che in Tibet, ma manipolare i fatti e alimentare con bei gesti il boicottaggio delle Olimpiadi è l'ultima cosa da fare, visto che la questione tibetana ha solo una soluzione: i 6 milioni di tibetani rinunciano a ogni pretesa sulla Regione Autonoma del Tibet (quasi 1/4 della Cina) in cambio di un'autonomia spinta in qualche provincia e della libertà religiosa in tutto il paese.
Certo, se l'obiettivo è tenere sotto scacco il regime cinese, e dei tibetani non ce ne fotte niente, meglio avallare il genocidio.

R

Anonymous said...

vattimo ha ragione?!?

sì...e a roswell sono atterrati veramente gli alieni!!!

<< quella sul tibet è un'informazione scorretta: non è altro che la versione aggiornata del piano imperialista inglese contro la cina (...) i disordini di lhasa del 14 marzo non sono stati altro che un pogrom anticinese, una caccia all'uomo finita con donne, bambini e vecchi dati alle fiamme (...) la stampa internazionale, quella europea in particolare, è impegnata in una campagna anti-cinese dai connotati razzisti, degna continuazione del vecchio piano imperialista contro pechino e della guerra dell'oppio >>.

ragione???

pirandello direbbe...ma non è una cosa seria!

ma dai...

ciao.

io ero tzunami...

Anonymous said...

Sì, ragione. Quando guardacaso il giorno di una ricorrenza storica improvvisamente prendono fuoco decine di negozi di cinesi, mentre altri negozi, di tibetani, segnalati in anticipo con la sciarpa bianca appesa sulla porta, miracolosamente sono risparmiati, di che parliamo se non di un pogrom? Cosa avevano fatto di male quei cinesi? Hanno meritato di morire solo perché cinesi han. Non è razzismo? Non è un pogrom? Hai sentito una sola persona dispiacersi per loro in Occidente? No, perché sono cinesi, quindi se lo meritavano.

R

Anonymous said...

sì, blinda la supercazzola prematurata.

antani.

anacoluto, come se spurio.

autofocus...

ciao.

io ero tzunami

Anonymous said...

Ecco, non sei in grado di ribattere alcunché.

E forse era meglio che te ne stessi zittino fin da principio.

R

Anonymous said...

scusa..ma che c'è da ribattere?

ogni commento non può che essere negativo.

si accettano anche i positivi perché siamo avvezzi alla democrazia.

ed in democrazia anche le stronzate possono albergare...

in democrazia...il pensiero è come il buco del culo...ciascuno ha il suo e se lo tiene stretto.

chi più chi meno...

detto questo, detto tutto.

la guerra dell'oppio?!?

e le pipette???

in radica laccata made in china, casomai...

Погром?!?

confermo pirandello.

ciao.

io ero tzunami...

Anonymous said...

Sì bravo

JimMomo said...

Caro R.
Vergognatevi. Lei e Vattimo.

Anonymous said...

Ma si vergogni lei,

e soprattutto, studi.

JimMomo said...

Lei qui è persona indesiderata, cerchi di ricordarlo.

Anonymous said...

Non le resta che accusarmi di genocidio.

Anonymous said...

SEATTLE - "Se la violenza in Tibet diventa fuori controllo mi dimetto". È questo l'avvertimento del Dalai Lama, che si trova a Seattle per una nuova tappa del suo viaggio negli Stati Uniti.

"Se la violenza si aggravasse al punto da non poter essere più controllata - ha detto il leader spirituale dei tibetani -, la mia unica opzone sarebbe quella di dimettermi. Se la maggioranza della gente si macchierà di nuove violenze allora lascerò".

Il Dalai Lama è favorevole solo a proteste non violente nei confronti della fiaccola olimpica e contro la repressione in Tibet. "La violenza - ha detto - è totalmente sbagliata". L'obiettivo che si auspica il leader spirituale è quello di giungere all'autonomia per il Tibet, ma avverte: "È sempre più difficile adesso fare altre concessioni alla Cina oltre a quelle già fatte".

E, aggiungo io, vergognatevi.

R

Anonymous said...

e aggiungo io:

RRRRRRRRRipigliati!!!

anche senza vergogna...

cacciarti fuori da questo spazio non serve, anzi, ritengo sia utile conservarti...anche sotto formalina se necessario...così, ogni volta che stiamo male, che qualcosa ci va storto, che soffriamo...ci andiamo a rileggere le tue cazzate - o quelle del tuo mentore vattimo - e ci tiriamo su!!!


ciao.

io ero tzunami.

Anonymous said...

:-D

ma fai le medie?

Anonymous said...

no, il mio dito è...medio.

ciao.

io ero tzunami...