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Friday, April 18, 2008

La prima prova è la squadra di governo

Tratta con l'opposizione per una soluzione condivisa; parla con Putin per coinvolgere Aeroflot; riapre ai francesi, a patto che sia «un gruppo internazionale con pari dignità». Cos'ha in mente di fare Berlusconi per Alitalia. L'impressione è che di cordata non ce ne sia neanche mezza; che Aeroflot sia un modo per mettere del pepe alla coda di Air France. Con Putin si è parlato soprattutto di gas, della collaborazione tra Eni e Gazprom, una politica russa implementata nella più assoluta continuità dai governi Berlusconi-Prodi-Berlusconi.

Nel frattempo, rimane il nodo Formigoni-Lega (la Lega vuole il Viminale) sulla formazione del Governo. Certi giornali fremono, non gli pare vero di poter già parlare di un Berlusconi in difficoltà con la Lega. Ma non s'illudano, dureranno cinque anni e forse più. Il dissidio c'è e non è di poco conto, ma sarà difficile eguagliare l'indecoroso spettacolo cui abbiamo dovuto assistere nel 2006, quando Prodi dovette accontentare ben nove partiti componendo alla fine una pletorica squadra di oltre 100 tra ministri e sottosegretari, di cui molti incapaci e qualche impresentabile. Ma la composizione del nuovo governo sarà indicativa degli anni che ci attendono.

Riguardo le azioni che dovrebbe sviluppare, Piero Ostellino, sul Corriere di oggi, invita giornali e opinion-makers liberali ad alzare l'«asticella» delle pretese, indicando tre macro-settori di intervento liberale.

Riguardo il «conformismo culturale», nel quale rientrano la polemica sui libri di testo e il sistema educativo, Ostellino ricorda che «non spetta ai governi orientare le scelte culturali dei cittadini. Ma il governo può favorire la nascita di un mercato culturale aperto». Favorendo l'acquisizione da parte dei docenti «di una metodologia empirica della conoscenza, rispetto a quella preponderante attuale di matrice filosofico-idealistica»; riformando il sistema scolastico secondario «in modo da lasciare maggiore libertà di scelta dei programmi» a scuole, insegnanti e famiglie; «liberalizzando e privatizzando le università e mettendole in concorrenza fra loro sulle diverse modalità di insegnamento».

Un governo liberale dovrebbe poi agire contro le chiusure corporative degli ordini professionali, «abolendo il valore legale del titolo di studio» e il sistema delle «concessioni» governative, e liberalizzando «accesso ed esercizio» alle professioni.

Infine, dovrebbe delegificare e deregolamentare per contrastare «forme sempre più diffuse di "illegalità legale" e di arbitrarietà della Pubblica amministrazione», un'opera di «semplificazione legislativa in senso liberale, che riduca il numero delle leggi e regolamenti a 9-10mila in tutto». Vedremo se il prossimo governo sarà in grado di saltare l'«asticella». I nomi che ne faranno parte già ci diranno qualcosa in proposito.

1 comment:

Anonymous said...

Ma Capezzone, portavoce di Berlusconi, come farà a spiegarci le nazionalizzazioni tremontiane di un governo libbbbberale?