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Wednesday, October 15, 2008

Obama non è Kerry, e McCain non è Reagan

Potrebbe sembrare ovvio, ma pare che a qualcuno non lo sia. Questa notte l'ultimo debate tra Obama e McCain, ma ormai mi sembra che questa sfida si giochi pochissimo sui duelli tv. A McCain tocca l'impresa, come a quelle squadre costrette a vincere fuori casa per superare il turno di "Champions League". Certo, dalle urne per definizione può sempre uscire fuori la sorpresa, ma Obama non è Kerry.

Come ci segnala l'incoraggiante Creez Dogg in tha Houze, sia l'esperto in sondaggi Michael Barone che il politologo Victor Davis Hanson, di National Review, sostengono che sia ancora troppo presto per dare per sconfitto il ticket repubblicano. Motivo? Se c'è un uomo politico che, negli anni, ha dimostrato in più di un'occasione di saper ribaltare situazioni di svantaggio a proprio favore, smentendo ogni previsione, quello è proprio McCain. E' vero, McCain ha alle spalle entusiasmanti "rinascite", ma anche molte sconfitte. E ad oggi lui e i suoi adviser mi sembrano in un empasse strategico. Detto con parole povere: non sanno che pesci pigliare.

Le presidenziali del 1980, sentiamo ripetere, furono decise soltanto nell'ultima domenica prima del voto. Gli elettori indecisi decisero per Reagan contro Carter. Il problema è che McCain non sembra avere la freschezza di Reagan, né le capacità comunicative, né una visione politica innovativa, né la disastrosa presidenza di un Carter alle spalle. McCain è l'affidabilità, i piedi per terra, in un tempo in cui gli americani sentono di aver bisogno di "sognare".

E se proprio si vuole chiamare in causa Reagan, ricordo che nell'84 si comportò in maniera opposta a McCain per ribaltare a suo vantaggio il fattore età:
«I will not make age an issue of this campaign. I am not going to exploit, for political purposes, my opponent's youth and inexperience».
A questo punto, il giudizio non potrà che essere ex post. Se dovesse riuscirgli la rimonta, si dirà che motivi razziali hanno impedito a Obama di arrivare alla Casa Bianca; se tutto andrà secondo le previsioni, il giorno dopo sembrerà a tutti ovvio che il "bollito" McCain non avrebbe mai potuto farcela. La parola fine non è ancora scritta, ma diciamocelo chiaramente: il rischio che McCain-Palin ripetano la figura di Mondale-Ferraro nell'84 è piuttosto elevato.

Ci sarebbe voluto un Giuliani, se non si fosse politicamente "suicidato" ancor prima di iniziare la campagna.

7 comments:

Giancarlo said...

Credo che con una congiuntura economica del genere non ce la farebbero neanche superman e wonderwoman :)

Anonymous said...

Penso anch'io che alla fine deciderà Wall Street. Vogliamo parlare del modo indecente con cui il Corriere della Sera ha descritto la campagna presidenziale USA ? non ho mai letto nulla di più fazioso in vita mia, la Rodotà, Severgnini, Ennio Caretto, mamma mia che roba !!!! e che vergogna !!!

Giancarlo said...

@anonymous: chissà quanti statunitensi leggono il corrierone :)

Anonymous said...

McCain è ancora in corsa. Oggi ha saputo esporre con chiarezza i suoi contenuti e gli eterni punti deboli delle promesse di Obama. Joe the plumber ha capito.

Anonymous said...

x Giancarlo : proprio perchè non lo leggono uno si aspettava un racconto più equilibrato, qualcosa che ci facesse comprendere gli Stati Uniti invece della solita contrapposizione liberal di sinistra puri, intelligenti e onesti, repubblicani di destra, puah, bigotti, ignoranti e arraffoni. Si vede che ai loro lettori piace così.

Anonymous said...

il problema di McCain e' che ha una disastrosa presidenza alle spalle. Il suo problema e' che promette di proseguirla...

aa

JimMomo said...

Dire che "promette di proseguirla" mi sembra un tantino esagerato, come tuo solito. Però sono d'accordo che il problema è quello (paradossalmente l'Iraq potrebbe rivelarsi l'unica nota positiva) e che McCain finora non è stato convincente nello spiegare come intende cambiare politica. Ieri notte però ha lottato, non è andato male.