Al Congresso di scioglimento di An, Gianfranco Fini ha pronunciato un discorso da leader di una destra moderna ed europea, pragmatica, sicuramente post-ideologica, per forza di cose moderata. Privo di populismi, il suo è stato un discorso da popolare, non da conservatore. Il passaggio più significativo, a mio avviso, quando ha spiegato che il PdL non dev'essere "la Destra", non deve rappresentare identità passate, ma «gli italiani del futuro», «tra cui molti saranno italiani pur non essendo figli di italiani». I dirigenti e i militanti di An sono più preoccupati di preservare, e portare in dote, nel nuovo partito, la propria identità "aennina", mentre Fini pensa e parla da leader che già sente come suo il problema di trovarsi in sintonia con la maggioranza degli «italiani del futuro».
Il messaggio più importante che Fini ha lanciato alla platea, contenuto in ognuna delle numerose affermazioni che hanno lasciato attoniti colonnelli e militanti, è che d'ora in poi, "ognuno per sé". Si percepiva un vago senso di liberazione in quelle affermazioni che Fini sapeva sarebbero state accolte in modo tiepido. Altro che correnti, Fini non vede l'ora di poter giocare in proprio.
Ha riconosciuto che fu un errore rompere con Berlusconi dopo il suo annuncio dal predellino a Piazza San Babila. Fini ha compreso che il partito unico è in realtà, innanzitutto per lui, una straordinaria occasione, perché mai e poi mai da leader di An avrebbe potuto ambire a candidarsi alla guida della coalizione di centrodestra e quindi del paese. Il PdL gli offre l'opportunità di una scelta irripetibile tra rimanere il capo-corrente di Gasparri e La Russa, ammesso che ci riesca, per ricavarsi comunque un posto di primo piano, una rendita di posizione, oppure rimodellare i contorni della sua figura politica per ambire non solo alla leadership del partito, ma anche al governo del paese.
Da questo punto di vista Fini è già proiettato nella lunghissima campagna elettorale post-berlusconiana. Per questo motivo forse oggi possiamo affermare che il vero Fini sia quello di ieri e non quello che solo due anni fa - è bene ricordarlo - bollava come "omicidio" la morte di Piergiorgio Welby. Fini è pronto, e deciso (al contrario dei leader che si sono succeduti a sinistra, da Prodi e D'Alema a Veltroni e Franceschini), a conquistare politicamente il centro dell'elettorato, senza appaltare la rappresentanza del "centro" a un partitino alleato.
Il suo atteggiamento nei confronti degli elettori della destra, da cui proviene, è molto diverso dall'atteggiamento dei leader dell'Ulivo e del Pd nei confronti degli elettori di sinistra, che nei momenti di difficoltà vengono spasmodicamente inseguiti. A farne le spese è sempre il percorso di ammodernamento della sinistra, rimandato "sine die".
2 comments:
Più che un discorso da Popolare, un discorso da PD direi; infatti l'avversario sembra essere Berlusconi e non Franceschini, come si è visto negli ultimi mesi.
A questo punto resterà da vedere quale tra i due PD, quello di Fini e quello di Franceschini, sarà scelto dagli elettori.
Almeno quelli che se la sentiranno di andare alle urne.
Stakanov
a me pare che fini in realtà sia sempre stato un maverick, vedi l'esempio del referendum sulla fecondazione assistita, che poi abbia considerato la morte di welby un omicidio non so come si possa dargli torto, vocabolario alla mano.
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