A dividere il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi e Pietro Ichino, giuslavorista e senatore del Pd, sono più i tempi che il merito. Per il ministro in tempi di crisi e di «grandi incertezze» meglio non mettere a mano a grandi riforme nell'ambito del lavoro o delle pensioni, che potrebbero rivelarsi «fonte di ulteriori preoccupazioni e insicurezze tra le persone e tra i lavoratori in particolare». Ichino ritiene invece che anche in tempi di crisi si possa riformare il mercato del lavoro e del welfare, e in un'intervista di oggi al quotidiano il Riformista ha rilanciato la sua proposta di "flexsecurity", un contratto a tempo indeterminato per tutti, flessibile ma con tutele crescenti nel tempo.
Numerose aziende grandi, medie e piccole, che danno lavoro a 55 mila lavoratori, hanno indirizzato ai ministri del lavoro del governo in carica e del governo-ombra una lettera aperta in cui sostengono la proposta di legge di Ichino e auspicano una iniziativa bipartisan. Una lettera analoga è stata sottoscritta da centinaia di giovani di ogni parte d'Italia. Ieri è arrivata la risposta del ministro Sacconi che, pur sottolineando la scarsità di risorse e la delicatezza del momento, si dice «pronto a discuterne»: «Se si manifestasse una disponibilità convinta dell'opposizione a soluzioni largamente condivise con le parti sociali, che riguardino anche la risoluzione della tutela dei lavoratori, noi siamo pronti a discuterne».
La proposta di Ichino si ispira al modello danese e intende risolvere il problema del dualismo nel mercato del lavoro italiano, per fare in modo che non siano solo i lavoratori con contratti atipici a sopportare i rischi e gli svantaggi della flessibilità, come spiegava egli stesso un anno fa. Ma se non sarà il Pd a sposarla sinceramente e a condividere con la maggioranza la responsabilità politica di portarla avanti, il governo non avrà alcun interesse nel rischiare di sollevare un polverone e trovarsi contro tutti i sindacati e l'opposizione.
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