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Saturday, March 07, 2009

Messa così ha ragione Brunetta

Messa così ha ragione il ministro Brunetta nella sua intervista di oggi al Corriere: piuttosto che un sistema universale di sussidi di disoccupazione mal calibrato, meglio quello attuale. Perché la proposta di un assegno uguale per tutti non sia «astratta e ideologica», «facciamo un test», dice Brunetta sfidando Franceschini e il Pd: «A quale livello fissiamo l'importo dell'assegno? Alto, medio, minimo?». Su questa risposta ho l'impressione che cadrebbe l'asinello democratico. «Medio? Ma allora il lavoratore atipico troverà più conveniente smettere di lavorare e incassare l'assegno. Basso? Peggio ancora: si lamenterebbero i lavoratori in cassa integrazione, che oggi prendono di più. Alto? Scoppierebbe la rivoluzione: i disoccupati ci inseguirebbero con i forconi, gli altri sarebbero indotti a incassare e lavorare in nero».

Rimango a favore di un sistema universale di sussidi di disoccupazione, ma per parlarne in modo non ideologico riconosco che bisogna partire dal valore che si intende attribuire a questo assegno. Dal peso dell'assegno dipende tutto. E' ovvio che perché funzioni il livello dev'essere basso. Certo che i lavoratori in cassa integrazione «si lamenterebbero», ma proprio perché con il sussidio universale si esce dalla logica della cassa integrazione, che è conservare il posto nella stessa azienda, in attesa che il ciclo economico migliori.

Il sussidio, al contrario, in un'ottica non assistenzialista ma di "welfare to work", è un sostegno al lavoratore calibrato in modo da incentivarlo a trovare un altro lavoro prima possibile. Per questo l'entità dell'assegno non può assolutamente essere calcolata in percentuale rispetto all'ultimo stipendio. Chi perdesse un posto da 3 mila euro al mese e ricevesse il 60% se la prenderebbe con tutta calma. Il livello invece dovrebbe essere piuttosto basso: sui 500-800 euro massimo, per intenderci. Altrimenti si verificano gli effetti distorsivi di cui parlava Brunetta nell'intervista al Corriere e vere e proprie ingiustizie. «Non abbandonare chi perde il lavoro a se stesso; ma neppure dare troppe garanzie. Ammortizzatori sociali, non bancomat».

La domanda è: il Pd è pronto a sovvertire la logica della cassa integrazione? Non credo, ed è per questo che finisce per avere ragione Brunetta. L'ennesimo caso in cui il centrodestra può permettersi di dire di no a una proposta che sembra molto riformista ma in realtà è solo demagogica e assistenzialista.

Da qui a definire il nostro sistema di ammortizzatori sociali «mirabile, funzionale, efficiente, flessibile, reattivo, intelligente, e a modo suo equo», addirittura «il più efficace d'Europa», ce ne passa. Il problema sono proprio i «troppi privilegi» e i «figli e figliastri» di questo sistema. Ma è chiaro che un sussidio di disoccupazione universale mal calibrato potrebbe avere effetti peggiori. E bisogna distinguere sussidio di disoccupazione da reddito minimo garantito, che spesso vengono confusi. Chi proponesse un reddito minimo garantito non dovrebbe pensare solo a chi non ha lavoro, ma a tutta la popolazione. Garantire un vitalizio di 500 euro, per esempio, a chi non lavora, vorrebbe dire infatti che tutti gli altri lavorano inutilmente per i primi 500 euro guadagnati.

Mi piace Brunetta anche perché dimostra di non avere il tabù del sommerso. Il fatto che il più grande ammortizzatore sociale sono «i 3 milioni e mezzo del sommerso» significa che il mercato del lavoro è troppo rigido, le tasse sul lavoro e sui redditi sono troppo alte, e che intere aree del paese sono permanentemente depresse. In mancanza della volontà politica di liberalizzare il mercato del lavoro e abbassare le tasse, meglio tenersi il «sommerso» piuttosto che ingaggiare una battaglia poliziesca e trovarsi 3 milioni di nullafacenti mantenuti dallo stato.

L'intervista di Brunetta conferma ciò che scrivevo in un post di qualche giorno fa. Il governo Berlusconi pratica essenzialmente una politica economica socialdemocratica, moderatamente e cautamente riformista, fiscalmente responsabile; e al suo interno convivono un'anima più dirigista e moralista (quella di Tremonti) e una appena un po' più pragmatica e con qualche riflesso liberale (Brunetta che prende atto del sommerso, dice sì alla riforma delle pensioni ma non ora). Tremonti e Brunetta, lo si vede, sono due socialisti che in un paese con un asse della politica non terremotato, sarebbero due buoni e responsabili ministri di un governo di centrosinistra.

5 comments:

Giancarlo said...

il sommerso è come la mafia: bisogna conviverci.

AND said...

giancarlo detta così è bruttina, diciamo che ci sono mali peggiori..

cmq complimenti Federico, bel pezzo, sono d'accordo al 100%

Anonymous said...

Suggerisco di leggere questo articolo. Spiega molte cose, soprattutto che l'Italia è un paese extraeuropeo, quasi extraoccidentale, e le responsabilità sono tanto della cosidetta "destra" quanto della cosidetta "sinistra".

Anonymous said...

Ooops! Mi sono dimenticato il link: http://temi.repubblica.it/micromega-online/welfare-litalia-e-fuori-dalleuropa/

Anonymous said...

meglio tenersi il «sommerso» piuttosto che ingaggiare una battaglia poliziesca e trovarsi 3 milioni di nullafacenti mantenuti dallo stato.

Di questa frase dovresti vergognarti Federico: il "sommerso", il lavoro nero è per dirtelo secondo il diritto di un civile paese europeo(spagna): -delito contra los derechos de los trabajadores- è dunque reato penale assumere in nero in quanto ad es.non si assicura il lavoratore contro incidenti e danni sul lavoro ( vedi in Italia lo schifoso impiego in nero dell'edilizia)
NOnsi può giustificare il lavoro nero, nel farlo ti squalifichi e non poco...


Da liberale e liberista te lo dico vergognati
alessandro