In Tibet continuano, sia pure isolate, le proteste, ma ogni minima protesta viene stroncata e spesso chi protesta muore. La polizia cinese - riporta Asianews - ha picchiato a morte un monaco di 27 anni che distribuiva volantini in cui si invitavano i contadini a non coltivare la terra per protesta contro la persecuzione cinese e a pregare per i tibetani uccisi nelle proteste del 2008. «All'arrivo della polizia è fuggito, ma lo hanno preso e picchiato fino ad ucciderlo sul posto. Poi hanno gettato il corpo in un burrone, per nasconderlo. I monaci hanno recuperato il corpo e lo hanno portato alla polizia per sporgere denuncia, ma la polizia non ha voluto riceverla. Le autorità parlano di suicidio o di caduta accidentale».
Non va meglio ai cattolici. Mons. Giulio Jia Zhiguo, vescovo sotterraneo di Zhengding (Hebei), è stato sequestrato ieri pomeriggio (alle 16 ore locali) dalla polizia e portato in un luogo sconosciuto. «Da anni Mons. Jia - scrive Bernardo Cervellera - subisce sequestri e isolamenti che lo tengono lontano per mesi dalla sua comunità. Durante questi periodi la polizia cerca di indottrinarlo sulla politica religiosa del Partito e lo spinge ad aderire all'Associazione patriottica». Il nuovo sequestro avviene mentre in Vaticano si riunisce la Commissione plenaria sulla Chiesa in Cina.
Ma qualcosa continua a muoversi in Cina, nonostante tutto. Sono trascorsi quattro mesi dal lancio del manifesto Charta '08 e il regime vorrebbe far pensare al mondo che il movimento è già morto. «E' vero il contrario», scrive oggi il Wall Street Journal. Dal dicembre scorso oltre 8.500 cittadini cinesi hanno sottoscritto l'appello per una democrazia multipartitica. Ci vuole coraggio, dal momento che almeno 100 firmatari sarebbero stati arrestati, interrogati o intimiditi. Uno dei promotori, Liu Xiaobo, è detenuto in un luogo sconosciuto dall'8 dicembre. Tuttavia, l'iniziativa non perde il suo slancio e, anzi, ha aperto un sottile varco per le voci del dissenso, incentivando altre petizioni.
Tra di esse, una lettera aperta in cui importanti membri del Partito comunista chiedono più trasparenza e la petizione "Citizens' Oversight Group Appeal", in cui si chiede maggiore trasparenza da parte del governo. Il promotore, Guo Yongfeng, sostiene che oltre 10 mila persone l'hanno sottoscritta e che è stato tenuto agli arresti per due settimane mentre l'Assemblea del Popolo a Pechino era in sessione. «E' improbabile che queste petizioni portino a cambiamenti politici nel breve termine, ma come gli eventi dei mesi scorsi hanno dimostrato, non sono neanche inutili», commenta il Wall Street Journal. Charta '08 sta ancora circolando - soprattutto per email - e continua a fare proseliti. «E' segno che i suoi effetti continueranno a manifestarsi e che il giorno dei democratici verrà», conclude ottimisticamente il WSJ.
1 comment:
Si può e si deve parlarne, anche male, ma intanto la Cina oggi ha un attore. Domani servirà un copione.
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