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Wednesday, April 22, 2009

A forza di stringere mani rischia di scottarsi

Mentre Obama va in giro per il mondo a stringere mani e a sorridere, il ruolo del "poliziotto cattivo" sembra affidato a H. Clinton, che oggi avverte così la leadership iraniana:
«Siamo più che pronti a tendere la mano all'Iran per discutere diversi problemi. Ma stiamo preparando tutto per sanzioni molto dure, che potrebbero essere necessarie se le nostre offerte fossero respinte o se il processo dovesse fallire. Sviluppiamo nuovi approcci alla minaccia iraniana, e lo facciamo con gli occhi ben aperti e senza illusioni».
Un sollievo le parole della Clinton, ma le foto della calorosa stretta di mano e dei sorrisi tra il presidente Obama e il caudillo venezuelano Chavez, il leader sudamericano in assoluto più ostile agli Stati Uniti, hanno fatto il giro del mondo, rafforzando la percezione di una svolta nella politica estera americana e l'immagine di un'America ora pronta a mostrare il suo volto più disponibile al dialogo e accomodante.

Ai nostri occhi quella che è stata già ribattezzata da qualche commentatore Usa "politica delle strette di mano" dovrebbe ricordare qualcosa: la politica delle "pacche sulle spalle" del nostro Berlusconi. Nasce spontaneo l'interrogativo: dove ci porterà questa diplomazia delle strette di mano di Obama? Quanto vale una stretta di mano a Chavez, o la mano tesa all'Iran? Prima o poi Obama si scotterà la mano, a forza di tenderla verso i nemici?

La sensazione è che una stretta di mano possa voler dire tutto o niente. Bisognerà vedere se stringendo mani e sorridendo sarà Obama a metterlo amabilmente in quel posto a Chavez e ad Ahmadinejad; o se saranno questi ultimi ad approfittare dello sprovveduto mentre fa il "piacione" con le opinioni pubbliche mondiali.

Alla Casa Bianca ripetono che una stretta di mano è una stretta di mano. «Niente di più», riporta Politico.com. Per molti repubblicani invece, il caloroso saluto di Obama al presidente venezuelano è stato molto di più. Un'altra dimostrazione di come Obama sia troppo amichevole con i nemici degli Stati Uniti. In ogni caso, anche in questo suo secondo viaggio Obama si è rivelato coerente con quanto promesso durante la campagna presidenziale, cioè di mostrare al mondo un volto più amichevole rispetto al suo predecessore, e di tendere la mano alle altre nazioni, sia alleate che rivali.

Se il Vertice delle Americhe di Trinidad e Tobago rappresentava una sorta di prova del fuoco per la politica estera di Obama, il bilancio non sembra entusiasmante. Gli analisti hanno rimproverato all'amministrazione precedente di aver perso progressivamente influenza in America Latina, e di essersi concentrata troppo sul Medio Oriente. Ora si aspettano che Obama riguadagni il terreno perduto, anche se nel frattempo nel continente si sono affermati e rafforzati regimi molto ostili agli Stati Uniti. Ma al di là di sorrisi e strette di mano, e tra un "mea culpa" e l'altro per le "cattive" azioni compiute in passato da Washington negli affari dei paesi latinoamericani, il vertice si è chiuso senza l'attesa dichiarazione finale, per l'opposizione dei leader della cosiddetta "ala bolivariana". La stretta di mano di Obama non è valsa nemmeno una firmetta su un pezzo di carta poco più che retorico.

2 comments:

Anonymous said...

Fallo nero a obbama!

adriano said...

ah ah! bella battuta anonimo
denota quanto sei schifosamente razzista! del resto, come lo psicolabile piduista al governo
in ogni caso Grande Obama!
Fede smettila di rosicare altrimenti ti devi mettere la dentiera