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Wednesday, April 08, 2009

Previsioni no, ma almeno un'attenta valutazione del rischio

Lasciamo per un momento da parte Giuliani e il suo radon, perché mi pare che il parlarne ci distolga da un aspetto più importante in tutta questa tragica vicenda.

I terremoti sono imprevedibili, si è detto. Eppure, il 31 marzo si riuniva a L'Aquila la Commissione Grandi rischi, con i massimi esperti italiani di terremoti. Si riuniva per fare che cosa, esattamente, se comunque non è possibile "prevedere" un terremoto? Di logica sembrerebbe essercene poca. E' ovvio però che dalla Commissione Grandi rischi non ci si aspettava una "previsione" in senso stretto, tale da dar luogo ad una evacuazione, ma almeno - come dice il nome stesso - un'attenta e scientificamente informata valutazione del rischio, che in qualche modo è a sua volta una previsione, sia pure probabilistica.

Molti aquilani sopravvissuti al terremoto hanno lamentato il fatto che fino a quella maledetta notte tra il 5 e il 6 aprile gli sia stato ripetuto di restare «tranquilli». Il signor Giuliani sarà anche "solo" un perito elettronico, un «imbecille», un cialtrone, ma i tanti signor "restate tranquilli"?

Ebbene, il dibattito sulla scientificità, o sulla semplice attendibilità, del modello predittivo di Giuliani sta nascondendo il fatto che Barberi, Boschi e gli altri sismologi "ufficiali" non hanno saputo effettuare una corretta valutazione del rischio con gli elementi in loro possesso. Prim'ancora che per non aver dato ascolto a Giuliani, hanno fallito perché non hanno saputo utilizzare al meglio i loro strumenti e le loro conoscenze: era in corso da tre mesi uno sciame sismico piuttosto anomalo, vista la grande quantità di scosse avvertite dalla popolazione negli ultimi giorni; lo sciame interessava una zona sismica considerata - non da Giuliani, ma dall'Ingv - tra le più a rischio, se non la più a rischio, d'Italia; e per di più, si poteva notare (a cavallo tra marzo e aprile) una tendenza all'aumento della frequenza e dell'intensità delle scosse (come provano la scossa di Sulmona di magnitudo 4 e le due ravvicinate a L'Aquila poche ore prima quella tremenda delle 3.32). Forse da quella riunione non si poteva proprio uscire ripetendo alla popolazione di restare «tranquilla».

Sbaglia chi critica Bertolaso. Il quale, a ben vedere, non ha del tutto ignorato l'allarme lanciato da Giuliani, come può far pensare la reazione scomposta nei suoi confronti, l'avergli dato dell'«imbecille», e poi persino la denuncia per procurato allarme. Proprio a seguito del perdurante sciame sismico, dell'allarme di Giuliani e della scossa del 29 marzo a Sulmona, Bertolaso decideva molto saggiamente di cautelarsi mettendo comunque in preallarme la Protezione civile e convocando a L'Aquila la Commissione Grandi rischi. Non potendo certo lanciare l'allarme catastrofe sulla base di una rilevazione non fondata dal punto di vista scientifico, almeno non sottovalutava la situazione e chiamava ad esprimersi i maggiori sismologi italiani.

Sono questi, gli scienziati "ufficiali", che hanno fallito e di cui troppo poco si parla in queste ore, anzi quasi per niente. Qui Giuliani non c'entra nulla. Hanno fallito non perché non hanno dato retta a Giuliani, o perché hanno sbagliato la "previsione" - che sappiamo essere impossibile allo stato delle conoscenze scientifiche attuali - ma perché non hanno effettuato una corretta valutazione del rischio, che era possibile con i dati di cui disponevano. A che serve una Commissione Grandi rischi se poi nessuno si assume la responsabilità del suo operato? Nel caso di Barberi, poi, siamo di fronte a un recidivo. Fu sempre lui, da capo della Protezione civile, a tranquillizzare tutti la mattina dopo la prima scossa del terremoto di Assisi nel 1997, dicendo che sarebbero seguite solo scosse di assestamento, minori rispetto all'evento della notte, mentre alle 11.42 una seconda e più devastante scossa fece crollare la volta della Basilica. Com'è che sono sempre le stesse facce da oltre dieci anni?

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