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Thursday, July 16, 2009

Gli sconfinamenti di Napolitano

Nonostante tutto sommato stia interpretando con prudenza ed equilibrio il suo mandato, e meriti persino un plauso per i suoi interventi nei confronti del Csm e sulla giustizia in generale, è la seconda volta che il presidente della Repubblica commette l'errore di andare al di là di quelle che sono le sue prerogative costituzionali. Nella lettera al presidente del Consiglio sul caso Englaro non solo avanzava la discutibile pretesa di un suo "no" preventivo a un decreto del governo ancora in via di scrittura, ma riduceva lo spazio politico per ottenere lo scopo da lui - e da alcuni all'interno del governo stesso - auspicato. In questa occasione ha deciso per una "promulgazione critica" del "pacchetto sicurezza", ben sapendo che fondati rilievi di costituzionalità per il rinvio del testo alle Camere non ce ne sono, e che dal punto di vista della sua coerenza e omogeneità riconsegnare la legge a un farraginoso iter parlamentare sarebbe stato peggio. Il problema però è che in questo modo il presidente si spinge troppo all'interno del processo di formazione delle leggi.

Un tentativo apprezzabile, pragmatico ed equilibrato, perché volto in perfetta buona fede a rendere la legge più efficace e applicabile, e infatti accolto con favore dal governo stesso, a cui viene offerta la possibilità di correggere le storture via via introdotte. «Quando parla di eterogeneità e di scarsa omogeneità si riferisce a principi non costituzionalmente imposti, ma ai quali un buon legislatore dovrebbe attenersi», ha spiegato a il Giornale il costituzionalista Achille Chiappetti. Le osservazioni del capo dello Stato hanno quindi rilievo tecnico più che politico e «riguardano il metodo di formazione della legge». In pratica, «una critica ai provvedimenti omnibus, in cui entra di tutto nel corso dell'iter parlamentare», un problema che «esiste da decenni». Evidentemente, quindi, la lettera di Napolitano chiama in causa non solo il governo e la maggioranza, ma anche il «lavoro dell'opposizione, che avrebbe potuto contribuire a migliorare la legge con una critica costruttiva e non cieca e bieca. L'accusa è all'intero Parlamento, c'è una corresponsabilità di tutti».

Dunque, il problema è capire quanto l'efficacia e l'applicabilità di una legge, principi a cui il «buon legislatore dovrebbe attenersi», siano cruciali per il buon funzionamento dell'intero ordinamento, e quindi degni della tutela del presidente della Repubblica, e quanto invece requisiti di cui si devono assumere la responsabilità politica esclusivamente il governo e la maggioranza. Nel primo caso l'iniziativa di Napolitano, sia pure irrituale, può essere fatta rientrare nel dettato costituzionale; nel secondo, decisamente no. Questo dal punto di vista costituzionale; dal punto di vista politico il dato è che regge il delicato equilibrio tra Quirinale e Palazzo Chigi, che sembrano aver raggiunto un compromesso per convivere senza pestarsi i piedi.

2 comments:

destralab said...

non so, a me convince poco questa sottilissima linea interpretativa, in punta di lettura giuridico-costituzionale. La Costituzione parla chiaro o rinvii perché secondo te incostituzionale o mandi una lettera alle Camere (non all'esecutivo). Infatti all'art.89 viene detto esplicitamente:Nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità. E in ogni caso l'intervento del Presidente della Camera che parla di «dubbi politicamente incisivi» e ne ha discusso in riunione di capigruppo a Montecitorio, dove l'opposizione ha chiesto al governo di riferire in Aula, mi sembrano interventi assolutamente "politici". Condivido invece perfettamente con te l'interpretazione più propriamente politica sulla "tregua" che regge con il Colle, che è un'ulteriore riprova del valore e del rispetto istituzionali rappresentati, forse come meglio non si potrebbe oggi, da Giorgio Napolitano

JimMomo said...

Direi che siamo sostanzialmente d'accordo, per questo comunque ho parlato di "errore", pur spiegando in quali termine si potrebbe argomentare il contrario.

ciao