Ha ragione Enzo Reale quando sul suo blog, 1972, denuncia che «il mutismo dell'eroe della nouvelle France (le illusioni muoiono all'alba) non dico su Taiwan, non dico sul Tibet, non dico sull'assenza di garanzie legali per gli imputati, non dico sui laogai ma almeno sul caso di un dissidente, anche uno solo, è passato quasi inosservato in tribuna».
Sarkozy merita tutte le nostre critiche per il silenzio sui temi della democrazia e dei diritti umani nella sua recente visita in Cina, durante la quale si è accontentato di far man bassa di contratti, come riporta la Bbc. Un comportamento certamente in contraddizione con quella «Francia dei diritti umani» che lo stesso presidente francese evocò nel suo primo discorso la sera stessa della vittoria elettorale. Questo ci insegna a non dare mai niente per scontato.
Se l'attenzione che giornali, media e blog (e mi ci metto anch'io) dedicano al fenomeno Sarkozy è forse eccessiva, è per la mancanza in Italia di un leader che sappia porre i propri obiettivi di fronte all'opinione pubblica in modo così netto e portarli avanti con tale fermezza, aiutato in parte dalla forte legittimazione popolare che il sistema francese attribuisce al presidente. In Italia la politica è così bloccata, immobile, autoreferenziale, sempre uguale a se stessa, che ogni segnale di novità dall'estero è anche una pillola di vitalità per noi.
Eppure, sarebbe sbagliato non riconoscere nella politica estera di Sarkozy alcune forti discontinuità rispetto a Chirac: i migliori rapporti con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna; il diverso approccio ai problemi dell'Africa e del clima; la fermezza sul nucleare iraniano, su cui sta tentando di svolgere un importante ruolo di tessitura tra Usa e Ue; un atteggiamento ben diverso nei confronti della Russia di Putin; un sano pragmatismo anche rispetto alla situazione di stallo dell'Unione europea; l'ammirazione per Blair. Discontinuità su cui concordano commentatori e analisti e che sarebbe un errore sottovalutare. Non ci piacciono, invece, la sua ostilità per l'ingresso della Turchia nell'Ue e i silenzi, troppi e assordanti, dei giorni scorsi in Cina.
Anche sul piano interno, economico, sappiamo che non possiamo aspettarci da Sarkozy "rivoluzioni liberali" di stampo reaganiano e thatcheriano, ma un serio, pragmatico approccio riformista, e una ventata di riforme liberali che servono a sbloccare il mercato del lavoro e la burocrazia, in un paese tra i più statalisti d'Europa, questo direi di sì. E' presto per dire se Sarkozy si dimostrerà all'altezza della sua "rupture", ma il suo successo potrebbe far bene anche alla politica italiana.
3 comments:
Ciao Jim,
dunque: "il diverso approccio sul clima".di Sarkozy
Non mi dire JIM pure tu co sta bufala del clima, nooo ti prego.
Certo il clima si riscalda come fa da milioni di anni fa e il problema NON è scientificamenteLA C02.
Nè è seriamente e inequivocabailmente dimostrata la causa antropica di tale cambiamento.
Chi osa dirlo come scienziato orami è condannto ad una vera e prpria persecuzione accademica quando non personale (vedi Prof. Battaglia)
Anche le "previsioni" dell' IPCC a leggerle con attenzione sono al 50%rispetto agli scenari.
Catstrofismo anche qui fuzionale a inerzia, blocco della ricerca e sopratutto a blocco dello sviluppo economico.al solito chiagni e fotti
Se vogliamo parlare di emergenze ecologiche la vera emergenza sono le polveri sottili (pm 25)e i veleni dell'aria causa dimostrata di patologie gravissime.
Basta co'sta co2 dunque e lotta alle emissioni dei metalli in microparticole,causa sicura di tumori e patologie cardiovascolari.
Per cui unirsi alla ricerca scientifica per lo sviluppo di tecnlgie per i trasporti che utilizzino sempre meno derivvati del petrolio.
Oggigiorno incentivare veramente il metano per autrazione, le auto elettriche con lunga autonomia è molto più urgente che i vari protocolli di Kyoto e di tutte le campagne dei verdi.
pm 2,5 non pm 25 scusino
It's Realpolitik, baby.
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