Coraggio baby-leader!
Paolo Franchi sul Corriere della Sera: «C'è qualcosa di vagamente surreale nella contrapposizione tra chi, nel centrosinistra e dintorni, vuol dire tutto il male possibile di Silvio Berlusconi, punto e basta, e chi, invece, reputa opportuno avanzare delle proposte, e indicare un programma. Certo, massimalisti infastiditi all'idea stessa di governare e riformisti più o meno dichiarati, più o meno inclini al compromesso, ci sono sempre stati; e i primi hanno quasi sempre prevalso, nel popolo (e tra gli intellettuali) della sinistra più ancora che nei suoi gruppi dirigenti. Ma forse mai negli ultimi decenni lo scontro si era presentato in forme così primordiali. Sicuramente mai, nella vecchia sinistra, a un direttore dell'Unità era saltato in mente di teorizzare che l'opposizione perde il suo tempo, o peggio, incalzando in Parlamento il governo in carica. (...) Le responsabilità più significative per questa situazione forse non la portano tanto i massimalisti, i leader veri o presunti dei non meglio identificati "ceti medi riflessivi", i teorici della via giudiziaria al cambiamento e compagnia cantante, quanto piuttosto i riformisti (...), convinti che a dare battaglia aperta per le proprie convinzioni, e peggio a cercar di tradurle in iniziativa politica conseguente, al governo come all'opposizione, ci si rimetta sempre; inclini a prendere tempo, a rinviare, ad esercitarsi nella difficile arte della mediazione anche quando la mediazione è palesemente impossibile, piuttosto che a giocare d'anticipo. A questo cliché ha provato a sottrarsi Rutelli», ma ha ricevuto in risposta legnate.
Ora Fassino decida (e ci dica) con chi sta: il Riformista o l'Unità
Em.Ma. «E' in corso una durissima polemica tra il Riformista e il direttore dell'Unità a proposito delle posizioni di Rutelli sui contenuti della riforma pensionistica, e, sul piano politico, sulla necessità di «incalzare» il governo proprio sul tema delle riforme. Le uscite di Rutelli sono state bollate dall'Unità come cedimento al governo la prima, e come improponibile la seconda, perché l'Italia non è un paese normale. Per Colombo, l'unico obiettivo è cacciare Berlusconi e quindi occorre solo una forte dose di antiberlusconismo. Il Riformista ha notato che tale posizione rende inutile la presenza dei gruppi parlamentari e si identifica con quella dei girotondi, anziché con quella di una forza politica. La replica di Colombo è sprezzante: il "riformismo del silenzio" contrapposto alle grida di allarme dell'Unità. A nostro avviso, non è in discussione se cacciare o no Berlusconi, ma come raggiungere tale risultato: impegnandosi a risolvere i problemi del paese o denunciando l'anormalità? A questo punto però ci interesserebbe sapere qual è l'opinione di Fassino, non tanto sul metodo poco collegiale usato da Rutelli, ma sulla sostanza. Eludere il tema non è più possibile».
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