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Wednesday, January 14, 2004

Iraq. Dibattito tra i liberal interventisti
Raccontato dal Foglio.
Ne è valsa la pena? Alla luce del mancato ritrovamento di armi di sterminio, le ragioni dell'intervento sono ancora valide? Se lo chiedono intellettuali della sinistra americana favorevoli all'intervento: Bill Keller, il direttore del New York Times, che li aveva definiti «quelli del club non-posso-credere-di-essere-diventato-un-falco», Christopher Hitchens, Thomas Friedman, Kenneth Pollack, Fred Kaplan, George Packer.
Il mancato ritrovamento delle armi di distruzione di massa - «Il vergognoso comportamento nel 2002-2003 dei membri del Consiglio di sicurezza Onu (in particolare della Francia e della Germania) è stata la prova finale che il containment non sarebbe durato a lungo: Saddam avrebbe ricostituito i suoi programmi di distruzione di massa, anche se in un futuro più lontano di quando pensassimo». Ma «la vera arma di distruzione di massa è la dittatura»
Le ragioni del conflitto - «Il motivo dichiarato, il motivo morale, il motivo giusto e il motivo reale».
Bush e la contraddizione neocon-realisti all'interno dell'amministrazione - Paul Berman, autore di "Terrore e Libertà", spiega come Bush stia perdendo «la guerra di idee, la più importante». Il terrorismo fondamentalista è l'ultimo lascito dei totalitarismi del Novecento, «ciò non vuol dire che il presidente sia una creatura delle compagnie petrolifere, come direbbe la sinistra alla Noam Chomsky». Tuttavia, «a parte qualche ottimo discorso, Bush non ha mai fatto in modo che qualcuno prendesse sul serio le sue parole sul futuro democratico e liberale di quelle società. Un po' perché i suoi nemici non vogliono prendere in considerazione l'ipotesi che possa aver detto cose intelligenti o stimolanti ma, d'altra parte, lui stesso fa poco per dare consistenza a quei discorsi. Mi chiedo, per esempio, per quale motivo non sia ancora riuscito a far nascere una televisione di prima qualità in lingua araba?». Già, le armi nonviolente di attrazione di massa.
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