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Tuesday, May 11, 2004

«E quando si dice "lasciare l'Iraq"
... bisogna anche chiedersi a chi. Al momento, sono solo due le alternative. O lo si lascia ad Al Qaeda, alle milizie di Al Sadr, alle gente che tiene prigionieri i tre ostaggi italiani o che ha fatto saltare in aria i carabinieri a Nassiriya. O lo si lascia a Ronald Rumsfeld, punendo così l'arroganza dell'esercito Usa con un lasciapassare a far da soli».
«Le torture sono l'ultimo frutto perverso della frattura dell'occidente: confermano che la superpotenza americana può essere un pericolo, ma lo è più che mai quando è lasciata sola. L'Europa avrebbe oggi una giustificazione morale, oltre che politica, per dire a Bush: fatti più in là, che senza di noi non puoi farcela. Ma per dirlo si dovrebbe dichiarare pronta ad andare, a prendersi sulle spalle la responsabilità di salvare l'Iraq dalla barbarie. Non pronta a lasciare».
il Riformista
Anche Francesco Merlo, sulla Repubblica, risponde così ad Ezio Mauro: «Personalmente, preferisco il rischio di essere accomunato a quei cialtroni piuttosto che perdere definitivamente la guerra della democrazia. In Iraq insomma deve andarci tutto l'Occidente e l'Oriente moderato per salvare i valori assoluti del rispetto della persona. Noi dobbiamo stare tutti in Iraq, in quella Mesopotamia dei miti, dei simboli e delle tecniche che fu la culla della civiltà occidentale. Dobbiamo starci per difendere la nostra America, senza la quale non c'è possibilità di salvezza».

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