È giusto mostrare le immagini della morte di Nick Berg?
Aldo Grasso ci offre qualche spunto di riflessione sul Corriere. «In realtà, è da martedì sera che i notiziari inciampano su un avverbio, ovviamente, che sta a significare la non urgenza di una considerazione. Invece, magari con l'angoscia nel cuore, queste considerazioni bisogna farle. Tutti i tg hanno fatto sapere che, ovviamente, non avrebbero trasmesso le immagini della decapitazione».
«Ovviamente, invece, è necessario mostrare tutte le immagini delle torture cui gli americani hanno sottoposto gli iracheni. Le torture sono atti disgustosi, testimoniano di un atteggiamento criminale e rischiano di minare il concetto stesso di democrazia. Per questo vanno mostrate, per questo i responsabili vanno puniti. Le immagini, oggi, fanno parte di una strategia di guerra, fanno parte del terrore, sono qualcosa di più di testimonianze ovvie, influenzano l'opinione pubblica. Al Jazira, per ragioni ideologiche, può permettersi di nascondere l'efferata esecuzione di Fabrizio Quattrocchi. La nostra tv, invece, è investita da un obbligo di trasparenza per quel che riguarda le torture, ma deve tener conto della pietà, dello shock visivo che può scatenare l'immaginario dell'orrore. Obblighi che, ovviamente, il terrorismo internazionale può disattendere. La questione dunque non è tecnica ma etica: una cosa è soffrire, un'altra vivere con le immagini dell'esibizione del male, che non rafforzano necessariamente la coscienza. Possono anche corromperla. Se l'Occidente ha ragione deve non venir meno alle sue ragioni di fondo».
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