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Saturday, May 29, 2004

Arriva Kerry: supremazia militare e alleanze

«L'America deve sempre essere la principale potenza militare al mondo, ma può esserlo solamente grazie alle alleanze»
Dopo lunga attesa, qualche chiarimento sulla politica estera e di sicurezza nazionale che ha in mente lo sfidante di Bush. Qualche sorpresa, qualche ovvietà, un pizzico di sale propagandistico contro l'avversario. Insomma, possiamo stare tranquilli. Ho letto e sentito da Bush discorsi molto più "idealist". Questo di Kerry mi sembra appartenere alla categoria "realist", ma non è affatto male, e punta tutto sul multilateralismo, che indica come spartiacque rispetto all'attuale amministrazione: «una nuova fase di alleanze per il mondo post 11 settembre». Magari sarà più capace di Bush, ma se è vero che a fare la pace bisogna essere in due, a maggior ragione bisogna essere in due per stringere un'alleanza. Poi, un tema caro ai neocon: «ammodernare l'esercito più potente del mondo per far fronte alle nuove minacce» e rimanere «la principale potenza militare».
«La forza dell'America nasceva non solo dalla potenza delle armi, ma anche dalla fiducia e dal rispetto che il nostro paese suscitava nelle nazioni di tutto il mondo. In un tempo non troppo lontano la potenza delle nostre alleanze era in grado di mantenere vivi la sopravvivenza e il successo della libertà: ricordiamo le due guerre mondiali, i lunghi anni della Guerra Fredda, fino alla Guerra del Golfo e quella in Bosnia e Kosovo. L'America guidava questi momenti, non agiva da sola, tendeva una mano e non un pugno».
E' ora che una nuova politica di sicurezza nazionale venga guidata da quattro nuovi imperativi: primo, dobbiamo lanciare e condurre una nuova fase di alleanze per il mondo "post 11 settembre"; secondo, dobbiamo ammodernare l'esercito più potente del mondo per far fronte a nuove minacce; terzo, oltre alla forza militare dobbiamo poter utilizzare ogni elemento dell'arsenale americano: la nostra diplomazia, l'intelligence, la forza economica e il fascino dei nostri valori e delle nostre idee; quarto ed ultimo, se vogliamo assicurare la nostra piena indipendenza e libertà, dobbiamo riuscire a liberare l'America dalla pericolosa dipendenza dal petrolio del Medio Oriente. Questi quattro imperativi rappresentano la risposta a una realtà ineluttabile: la guerra è cambiata, il nemico è diverso e per questo motivo dobbiamo pensare ed agire in modo nuovo.
Annuncia «piani specifici per la creazione di una nuova forza militare (...) Modernizzerò il nostro esercito per renderlo all'altezza delle nuove missioni. (...) in tal senso dobbiamo saper sfruttare al meglio le nuove tecnologie. (...) Dobbiamo essere in grado di lottare contro il nemico in ogni continente, nonché assicurare l'appoggio di altri paesi alla causa. L'America deve sempre essere la principale potenza militare al mondo, ma può esserlo solamente grazie alle alleanze».
Massima determinazione in Iraq: «Un fallimento in quella terra significherebbe un terribile inconveniente per noi, ma una vera e propria benedizione per i nostri nemici».
Consapevole che «Al Qaeda attaccherà in modo da influenzare il risultato delle elezioni che si terranno nel mese di novembre», lancia il suo messaggio chiaro: «Questo paese è unito nella determinazione di distruggervi. Voglio essere chiaro: come comandante in capo, impiegherò tutta la forza della nostra nazione per scovare e sconfiggere la vostra rete. Ci serviremo di tutte le risorse disponibili per annientarvi».

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