Salute malandata per le politiche neocons?
I "realisti" fanno più squadra e stanno prevalendo
Gary Schmitt: «Il punto non è se i neocon oggi siano finiti, ma se la politica neocon sia stata messa da parte o no». «Le burocrazie ministeriali non hanno mai sostenuto queste politiche e oggi si servono delle difficoltà sul campo per sostenere con forza un programma anti-neocon. Bush però non sembra abbia cambiato idea sul suo programma, ma questa tensione tra il presidente e il resto del suo braccio esecutivo non potrà continuare per sempre. Bush delega molte responsabilità, ma corre il rischio di non far attuare le sue stesse direttive». Schmitt non crede che ci sia un ritorno della realpolitik, «se non la voglia di risolvere alcuni problemi contingenti che finiscono per avere implicazioni e giustificazioni realiste. L'Amministrazione vuole un po' di calma prima di cedere il potere agli iracheni, tenta di evitare di aprire altre crisi in vista delle elezioni americane. Sbagliano, ma non mi pare un ritorno alla realpolitik piuttosto un semplice desiderio di tirare avanti, fino alla rielezione».
Penn Kemble: «I cosiddetti neocon hanno convinto il presidente a fare della democrazia in medio oriente il punto centrale del suo programma. Con le armi di sterminio non si sono trovate, questa è l'unica motivazione dell'avventura in Iraq: come potrà Bush abbandonare i neocon senza perdere la premessa-chiave della sua politica estera?». Tutto sul Foglio
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