Ma dov'è finito il partito riformista?
«Ordinare a Brahimi di insediare il governo non il 30 giugno ma adesso, prima del dibattito parlamentare italiano, ordinare a Berlusconi di rimpastare l'amministrazione Bush licenziando Rumsfeld, ordinare all'Onu di pacificare l'Iraq con le sue truppe (quali?), è un tale nonsense che allora era meglio senza se senza ma. Pensateci: con quella mozione il centrosinistra si è messo nella condizione più scomoda per un governo «in waiting». Per aver ragione, deve ora sperare che tutto vada male: che l'Onu fallisca, che a Nassiriya peggiori, che Rumsfeld resti al comando. Siccome la gente normale spera solo che tutto vada bene, basta che vada bene anche una sola cosa perché il vento dell'opinione cambi. Noi, per esempio, pur augurando ogni bene alla lista unitaria, preferiremmo che perdesse la sua scommessa, perché ci sta più a cuore l'Iraq».
Ma la lista unitaria non doveva rappresentare «una forza in grado di governare un paese complesso, non un ensemble di pittoreschi capipopolo, uno che vuole uscire dalla Nato, un altro che vuole tornare al comunismo, e un altro ancora che vorrebbe far andare l'Italia a energia eolica»? La lista unitaria era il modo per diventare «eleggibili. Doveva alzare una barriera a sinistra e abbattere la barriera al centro, che la divide dagli elettori moderati stufi di Berlusconi. Un'atavica forza centrifuga la sta invece portando ad abbattere le barriere a sinistra e ad alzare quelle verso il centro. Questo è stato il cedimento sull'Iraq. Rutelli che parla come Cento è il messaggio subliminale che dice: l'egemonia ce l'hanno sempre loro. Possiamo sbagliarci, ma dubitiamo che seguire la sinistra tolga voti alla sinistra. E' più probabile che danneggi la capacità di sfondamento al centro», che era la vera «ragione sociale della lista unitaria».
Il Riformista
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