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Wednesday, May 05, 2004

La questione è seria
E s'intravede in Gianni Riotta sul Corriere: «Durante la Seconda guerra mondiale 500.000 prigionieri di guerra tedeschi e 50.000 italiani vennero tradotti negli Stati Uniti. Ben nutriti, istruiti con corsi universitari, trattati con generosità, tornarono a casa ambasciatori del buon governo americano. Gli austriaci riconobbero che le torture inflitte al patriota italiano Silvio Pellico nel carcere dello Spielberg "costarono più di una battaglia perduta". Allora non c'erano Cnn e Internet: Abu Ghraib costerà più della ritirata dei marines a Falluja, sul campo in Iraq e negli Stati Uniti».

Ma non mettiamo in mezzo i soliti neocons, il guaio è che ce n'è pochi in quest'amministrazione, non troppi. E stanno diventando troppi invece, troppo imbarazzanti e dannosi, gli errori (tattici - e strategici nell'ambito della guerra al terrorismo) nella gestione del dopoguerra, criticata duramente anche da ambienti neocons. La sconfitta che si sta delineando investe soprattutto la battaglia per i cuori e le menti degli iracheni. Per «esportare la democrazia» bisogna esportare innanzitutto immagine. Un'immagine di valori e benessere di cui la democrazia è portatrice. E le immagini delle torture contro i prigionieri iracheni costituiscono una sconfitta politica e militare - prima e più che etica - di cui quest'amministrazione, se vorrà sopravvivere, dovrà rintracciare non solo le responsabilità individuali, ma anche quelle, appunto, politiche e militari. Questo ed altri errori e sottovalutazioni nell'ambito del fattore "comunicazione", resi ancor più evidenti nel mondo dell'informazione globalizzata, mettono in forte rischio l'obiettivo «esportazione della democrazia». Neocons should be more careful with this aspect.

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