Ecco come ci tortura questa sciagura di opposizione
Tutta proiettata, dice Piero Ostellino sul Corriere della Sera, verso «la conquista del voto marginale dell'elettorato estremista, come, purtroppo, è nella pessima tradizione storica della sinistra» ed espressione del «carattere esasperatamente provinciale della nostra cultura politica».
«All'esterno, rischiamo di offrire l'immagine di un Paese inaffidabile, incline a "dar da mangiare al coccodrillo (il terrorismo, ndr ) nella speranza di essere mangiato per ultimo" (Churchill, sui pacifisti della sua epoca)».
«Forse - conclude Ostellino - è venuto il momento che la Politica non faccia tanto un passo indietro, come si dice in certe circostanze e si sarebbe indotti a dire anche ora di fronte all'imbarbarimento del confronto preelettorale, bensì che lo faccia in avanti, recuperando la sua funzione dirigente e di mediazione, soprattutto riproponendosi come strumento di civile composizione delle diversità. Non si vive di sole campagne elettorali. Anzi, se concepite e fatte in questo modo, se ne può persino morire». Chi vuol intendere intenda.
Siamo estenuati da questa opposizione, che sciacalla e strumentalizza. Falchi come D'Alema, o deboli, ignoranti e ignavi come Fassino e Rutelli, quel salame di Prodi, cavalcano l'ingenuità dei milioni di italiani che li votano. Che gusto c'è a fare politica, se per vincere le elezioni non devi convincere gli elettori delle tue opinioni, ma rincorri quelle del tuo avversario quando capisci che hanno più appeal? Che gusto avrebbe Berlusconi a vincere le elezioni parlando come Prodi? Eppure i sedicenti riformisti non fanno che questo, rincorrono le posizioni della sinistra radicale. Lo fanno, alcuni per scaltrezza, altri per trasformismo, altri ancora per ignoranza, o per ingenuità, tutti perché eredi di una cultura politica che non è stata mai intimamente democratica, ma solo lotta per il potere.
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