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Wednesday, August 25, 2004

Il partigiano era un caudillo, il bandito un "resistente"

«Da mesi, la stampa politicamente corretta, ogni volta che cita Iyyad Allawi, premier iracheno, aggiunge un maligno "già agente della Cia", e con questo inciso ottiene il risultato: un vero partigiano, che ha organizzato attentati contro Saddam, appoggiandosi ai servizi americani (come fecero i partigiani italiani e i maquisards francesi) è screditato, è un Noriega qualsiasi. Ogni volta che parla di Moqtada al Sadr, invece, la stampa perbene spiega in lungo e in largo che la sua è "la rivolta degli sciiti", che "l'esercito del Mahdi" è il braccio di un'intricata disputa politico-teologica giocata al più alto livello nelle università coraniche, che, insomma, è della stessa pasta di Camilo Torres, il prete armato latinoamericano.
Ora, invece, il vero leader degli sciiti iracheni, il grande ayatollah al Sistani, dice una verità che già era palese a chi sapesse e volesse interpretare il perché del suo lungo, silente, appoggio alle operazioni americane a Najaf: Moqtada al Sadr, bandito mullah, è un sacrilego. Una colpa spregevole, definitiva anche agli occhi dei laici».
Il Foglio

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