... beh, quei poteri sono diventati presto un po' troppo eccezionali.
La conferma giunge dallo stesso premier iracheno, Iyad Allawi: gli uffici di Al Jazeera a Baghdad resteranno chiusi per un mese. Una misura punitiva, e dobbiamo supporre "esemplare" per gli altri media, annunciata in una conferenza stampa. Una commissione ha monitorato la tv qatariota per quattro settimane per verificare «se incitava alla violenza e all'odio», pervenendo ad una risposta positiva. La decisione quindi è stata presa per «proteggere il popolo iracheno», poiché la tv satellitare farebbe da «cassa di risonanza per le rivendicazioni dei terroristi» e la trasmissione di esecuzioni e proclami alimenterebbe la «destabilizzazione».
Lo scorso 25 luglio, in un'intervista da Mosca, il ministro degli Esteri Hoshyar Zebari, aveva accusato Al Jazeera di mandare in onda servizi giornalistici «falsati e parziali», aggiungendo: «Non tolleriamo chi sfrutta in questo modo la libertà dei media. Questi canali sono diventati strumenti di provocazione contro gli interessi e la sicurezza degli iracheni e del governo iracheno e non continueremo ad accettare questo stato di cose».
Quanta strada ancora verso la democrazia... Che Al Jazeera abbia una linea editoriale antiamericana, desiderosa di compiacere i sentimenti nazionalistici e fondamentalisti della propria audience, non c'è dubbio. Queste misure non faranno che accrescere l'opinione che Al Jazeera viene criticata e censurata perché racconta verità scomode. Quando ci accorgeremo che la soluzione è contrapporgli un sistema di media libero e plurale, favorendo la crescita mediatica di quelle voci - che esistono nel mondo arabo - che chiedono riforme?
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