Servono un dibattito pubblico trasparente e un controllo democratico, ma mancano leader politici che lo affermino con chiarezza
Pare che i nostri servizi segreti abbiano saputo degli attacchi sventati a Londra dai tg, o qualcosa di simile. Oggi un "retroscena" del Corriere confermava che i nostri 007 sono stati informati comunque ad arresti già conclusi. Questo perché nel nostro paese i servizi segreti non sono più segreti. Che vengano intercettati il capo del Sismi e i suoi collaboratori e le conversazioni finiscano sui giornali è tema per una barzelletta. Ma c'è poco da ridere: con l'arresto dei responsabili della prima Divisione e l'inchiesta sullo stesso direttore Nicolò Pollari, assistiamo, senza che la politica e l'opinione pubblica se ne preoccupino minimamente, al sequestro dei servizi da parte della Procura di Milano.
Le intercettazioni, in particolare, rivelando nomi, sedi e anche l'identità di alcuni collaboratori che si trovano all'estero, hanno screditato l'intero sistema di sicurezza e mostrato una permeabilità che di certo ci provoca un certo isolamento a livello internazionale.
Nell'editoriale di oggi, Giuliano Ferrara ricorda che «la capacità di azione dei servizi, protetti efficacemente dai poteri dello stato, si dimostra essenziale nella battaglia per difendere le popolazioni civili dalla guerra scatenata dal terrorismo internazionale di matrice islamica». Invce, da noi, «per effetto di un'inchiesta della magistratura, propalata a mezzo stampa tramite la solita "fuga" di notizie corredate da intercettazioni, la collaborazione tra l'intelligence italiana e quella americana è stata messa in piazza, descritta come una sorta di tradimento, dileggiata in ogni modo. La conseguenza più probabile è che l'Italia non possa più essere considerata, dalla rete dei servizi internazionali che combattono il terrorismo, un soggetto affidabile, e quindi sia abbandonata a se stessa. L'effetto di questo isolamento sarebbe, ovviamente, un colossale aumento del pericolo di attentati...»
L'operato dei servizi di sicurezza, proprio perché segreto, ai confini della legalità (e qualche volta oltre), è sottoposto al controllo della suprema autorità politica di una democrazia: l'assemblea rappresentativa. E il Governo è responsabile di fronte al Parlamento dell'uso che fa dei servizi.
La cosa sorprendente dell'inchiesta sulla cattura dell'imam Abu Omar non è tanto, o non solo, una magistratura che conduce una battaglia ideologica e cerca di condizionare la politica estera e di sicurezza del paese, ma è proprio la politica (di destra e di sinistra) che non reagisce, che non si rende conto dell'invasione della magistratura in un campo che non le compete: la difesa nazionale.
Ferrara è un conservatore, si dirà. bene, allora si legga cosa dice Michael Walzer, icona dell'intellettualità liberal americana, che a La Stampa spiega perché piuttosto che operare "extralegem", è sempre preferibile agire in un contesto di legalità democraticamente adottato.
«Se i servizi di sicurezza temono di avere ostacoli lo devono dire con chiarezza, parlare pubblicamente, e spiegare perché esistono minacce di fronte alle quali servono nuovi provvedimenti. Adottare provvedimenti extralegem è una scorciatoia che non fa comprendere al pubblico di quali minacce si sta parlando e quali rimedi sono considerati necessari. Se invece tutto avviene alla luce del sole può iniziare un dibattito pubblico al termine del quale i rappresentanti politici decidono cosa fare sulla base delle leggi... Se ritengono di aver bisogno di nuove leggi devono dircelo». Il filosofo liberal ha ragione quando osserva che in Europa «mancano i leader politici che lo affermino con chiarezza, a volte preferiscono cedere alla tentazione di agire oltre le leggi».
Quello che Walzer non sa è che in Italia il solo fatto di collaborare con i servizi segreti Usa viene perseguito dalla magistratura e messo alla gogna dalla stampa, e la politica rimane del tutto intimidita.
Walzer difende anche il Patriot Act, che «ha consentito alla polizia americana di svolgere operazioni simili a quelle delle polizia europee, come ad esempio intercettare tutti i cellulari di un'unica persona senza il bisogno di singole autorizzazioni (cosa che in Italia è possibile da sempre, n.d.r.)». Un tentativo, forse imperfetto, di dotarsi di regole adeguate alla lotta al terrorismo, ma di certo non una mostruosità, soprattutto se si tiene presente che le minime ed eccezionali riduzioni di garanzie in Italia sono regola e prassi.
«... il Patriot Act è stato utile, ha rafforzato la sicurezza americana, mentre in altri casi, come nei rapporti fra datore di lavoro e dipendenti, contiene degli eccessi da cancellare. Ma il Patriot Act è comunque una legge, frutto di un dibattito terminato con un voto del Congresso, come dovrebbe avvenire in ogni democrazia». Ed è questa la cosa più importante. Magari fossimo in grado di dotarci di un Patriot Act europeo. E' già tanto se i servizi segreti fossero lasciati lavorare.
1 comment:
Walzer ha ragione, anch'io mi sono sempre chiesto com'è possibile che in Parlamento non si trovi una maggioranza in grado di modificare la legislazione vigente al fine di eliminare qualsiasi dubbio sul fatto che nel nostro paese reclutare kamikaze da mandare a farsi esplodere contro i militari in Iraq è reato, con buona pace della Forleo e Gip e Gup vari sparsi in tutta Italia ?
Di sicuro la maggioranza dei cittadini la pensa in questo modo, e si sente pure particolarmente sollevata al pensiero che Abu Omar è in carcere in Egitto e non a spasso per le strade di Milano.
La politica ha le palle per agire oppure no ? Sembra quasi che si debba aspettare la tragedia perchè dopo è più semplice legiferare...
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