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Wednesday, August 16, 2006

L'unica medicina si chiama «individualismo»

Un'intera generazione rischia di sparire in un enorme buco nero. La «guerra dei talenti» è l'unica soluzione, e la più equa

L'Italia non è un paese «fondato sul lavoro», come dice la nostra Costituzione al primo articolo. E' fondato su una struttura sociale e politica di tipo familistico-corporativo.

Quello della società civile non è che un mito, scrive sul Corriere Ernesto Galli Della Loggia. Se possibile, la società civile è persino peggiore della classe politica. La «vera specificità negativa dell'Italia» è il peso delle corporazioni.
«Si è visto che quella assenza di società civile che tutta la nostra tradizione si è abituata a lamentare è un'assenza sì, ma a cui corrisponde un formidabile pieno: il pieno delle corporazioni. È questa la vera specificità negativa dell'Italia e della sua secolare vicenda, il peso enorme che da noi hanno tutte le associazioni particolari, dalla famiglia alle molte altre che, a scala sempre maggiore, ne riproducono patologicamente alcuni meccanismi: il carattere originario e obbligatorio del vincolo, il mutuo soccorso sperato e assicurato, la inevitabile limitatezza degli orizzonti. La famiglia (termine non a caso fatto proprio dalla massima associazione criminale del paese), il clan, la comitiva, l'ordine, la corporazione, e poi, e insieme, tutto ciò che ha sapore di "parte", che ha radici nel "locale", nel "paese", negli "amici", nelle cose "di casa": sono questi da secoli i pilastri poderosissimi intorno ai quali si è costruita la società italiana...»
Quei «pilastri» rischiano di soffocare la nostra società. Quale rimedio? L'unica terapia prevede massicce dosi di merito individuale e di sano conflitto sociale e politico.

Un'intera generazione non può più aspettare. Se non verranno per tempo introdotte le riforme e le liberalizzazioni necessarie, in grado di valorizzare il talento individuale, la generazione fra i 30 e i 40 anni d'età rischia di sparire in un enorme buco nero.

Si tratta di quella generazione, certamente la più strategica per il futuro del nostro paese, che oggi vive in «una sorta di area di parcheggio, un limbo». Ha un lavoro, spesso precario, ma non sbocchi professionali la cui chiave d'accesso sia il merito. Augusto Palombini, responsabile nazionale dell'Associazione Dottorandi italiani spiegava al Riformista che «non esiste nessun paese civile in cui, a 35 anni e nel pieno della maturità intellettuale, gli studiosi non siano messi in condizione di fornire il proprio contributo all'università con soddisfazione professionale nell'ambito della didattica e della ricerca e con prospettive di carriera... La nostra generazione sembra sconfitta prima ancora di essere messa nelle condizioni di giocare la partita», concludeva amaramente.

Il sistema è addirittura «disincentivante», esprime una cultura «antimeritocratica» e dimostra un'incredibile forza autoconservativa. «Magari - aggiungeva Palombini - ci fosse la guerra del talento, ovvero una competizione basata sulle qualità individuali...»

Non si tratta di creare una nuova classe di privilegiati o di assistiti, né di incentivi una tantum. Il problema è cambiare le regole. In mancanza di un disservizio da provocare - come nel caso di tassisti, controllori di volo, tramvieri, eccetera - quali forme di lotta ha una generazione di fatto senza voce?

«Siamo una classe sotto molti punti di vista ma siamo proprio noi i primi a non percepirci come tale», dichiarava, sempre al Riformista, Francesco Grillo, "cervello" fuggito alla London School of Economics. C'è quindi un problema di consapevolezza, ma anche di percezione di obiettivi. Di sicuro, al nostro paese «serve il conflitto». Grandi dibattiti e divisioni politiche che possano produrre grandi scelte e, attraverso quelle, unire il paese. Concludeva Grillo: «Il paese ce la fa e noi ce la facciamo non con la retorica del paese unito ma solo se ci sono attori in conflitto, scontro, competitività in un quadro di regole che valorizzino i meriti. Autoetichettarsi come giovani non basta».

8 comments:

UMBERTO MAGNI said...

Scusa Jim Momo,in merito alla discussione sui fascisti islamici ho intervistato sul mio blog Mario Sechi.
Sarei lieto se intervenissi
Ciao

ps: le domande te le mando domani.

Anonymous said...

Ottimo post, Jim!
Detto questo, che ci fate nella coalizione del collettivismo, della società civile, del solidarismo, dell'appiattimento, dell'antiindividualismo?
Se lo chiedono davvero in tanti. Tutti quelli che non hanno rinnovato l'iscrizione a RI.

Anonymous said...

ciao jim momo il tuo blog è stupefacente,fantastico e molto visitato.
ti volevo fare una domanda:
ma come fai ad avere tutti questi visitatori?
dammi un consiglio.
vai sul mio blog:www.superjuventus.blogspot.com
scrivimi un commento con una firma.
ciao!!!!!!!!!!!!

Anonymous said...

ps ...scusa se non riguarda niente sui tuoi articoli

Anonymous said...

io invece sono in total edisaccordo, non c'è niente di male nelal libera associazione di imprenditori, mestieranti, famiglie.
(che cazzo vi avrà fatto di male la famiglia a voi socialisti boh).
la soluzione si chiama libertà, quello che proponi te è comunismo al contrario.

Anonymous said...

Non so che età hai.

Io ho 46 anni e ti posso assicurare che mentre condivido pienamente l'esistenza del problema generazionale, non concordo con le cause abizzate nel post.

Le associzioni non c'entrano.

Il problema che il sistema paese non è informato a criteri di meritocrazia.

In questo intravedo forti responsabilità del mondo politico.

Non si parla nei media dei veri problemi del paese (vedi lotta alla mafia, conflitto d'interessi, dicoccupazione).

Nelle aziende non si premiano i migliori ma i raccomandati.

Tutto questo è sempre più evidente fino al punto di essere oramai vicini ad una sorta di paralisi.

Perchè non sono solo i giovani, ma tutte le persone dotate di autentico talento ad essere valorizzate dal sistema come lo chiami tu. Con la conseguente perdita di motivazione.

Quindi il problema è ben più ampio.

Ciò accade anche nel cinema cosa credi?

Ad ogni modo non vedo come chi governa questo paese possa realmente intervenire, dal momento che è il principale dante causa della situazione.

Attenzione non mi riferisco all'attuale governo, che considero non il massimo, ma sicuramente migliore del precedente.

Ma accuso tutto l'arco costituzionale.

La mentalità italiana è da riformare in quelle sedi ma non credo che il conflitto possa bastare.

La ricetta è semplice.

Montezemolo ad esempio in Fiat ed in Ferrari sta facendo questo.

Sta premiando la meritocrazia.

Come?

Semplice mettendo ai posti di comando persone competenti.

Risultati?

Sia la Fiat che la Ferrari si stanno risollevando e alla grande.

Non è difficile.

E' sin troppo semplice è questo il guaio.

Con stima.

Rob.

Anonymous said...

errata corrige:

Perchè non sono solo i giovani, ma tutte le persone dotate di autentico talento a NON essere valorizzate dal sistema come lo chiami tu. Con la conseguente perdita di motivazione.

Mi sembra importante essere precisi al riguardo.

;)

Rob.

Anonymous said...

dipende che si intende per meritocrazia, se io imprenditore assumo tizio che è un caprone ma è simpatico, e mi piacie assumere gente simpatica per quanto incopetente, allora è stata un'assunzione meritocratica, l'economia serve a soddisfare bisogni, se assumere un raccomandato soddisfa un qualche mio bisogno allora assumendolo sto compiendo un comportamento economico, certo devo essere pronto ad acocllarmi il costo di un'azienda che per questo motivo può andare a puttane.
Se lo stato non intervenisse con sussidi e distorsioni bisognerebbe essere veramente simpatici e veramente ben raccomandati per essere assunti senza altri meriti.