Mentre proseguono e s'intensificano le operazioni di guerra su entrambi i fronti, sembra essere stato raggiunto all'Onu, tra Stati Uniti e Francia, l'accordo sulla prima delle due risoluzioni che dovrebbero risolvere la crisi libanese.
La bozza chiede «l'immediata cessazione di tutti gli attacchi da parte degli Hezbollah e l'immediata cessazione di tutte le operazioni militari offensive da parte di Israele», stabilendo una precisa conseguenzialità: fine degli attacchi Hezbollah e, di conseguenza, fine delle operazioni israeliane. Si parla di operazioni «offensive». Quindi, una vittoria per Gerusalemme, che vede riconosciuto comunque il suo diritto a rispondere al fuoco di Hezbollah qualora riprenda.
La Francia e l'Europa hanno voluto la richiesta di «immediata» cessazione delle ostilità? Washington le ha accontentate e, a dimostrazione di quanto velleitaria possa essere quella richiesta prima che le milizie siano sconfitte e la forza d'interposizione pronta a intervenire, il primo rifiuto è giunto da Hezbollah, che ha rigettato la bozza e costretto Beirut a fare altrettanto, dimostrando che il governo libanese è nelle mani dei terroristi e non è davvero disposto o capace di liberarsene, e, subito dopo, dall'Iran e anche dalla Siria. Comprensibile, dal loro punto di vista: il testo messo a punto non parla del ritiro delle forze israeliane.
La bozza, inoltre, rimanda - vittoria della diplomazia francese - a una seconda risoluzione il tema di una forza internazionale, da dispiegare in una zona cuscinetto che l'esercito israeliano sta cercando di "conquistare" tra la Linea Blu e il fiume Litani, che contribuisca all'applicazione della risoluzione dell'Onu 1559, che prevede la piena sovranità del Libano attraverso il disarmo di Hezbollah. Punto a favore di Washington, invece, il riferimento al capitolo VII della Carta dell'Onu sul ricorso all'uso della forza e all'embargo di armi alle milizie libanesi, un monito indiretto a Siria e Iran, che riforniscono Hezbollah.
E' improbabile che Hezbollah accetti, almeno teoricamente, il suo disarmo, finché la situazione militare sul campo non sia tale da rendere una tregua essenziale per la sua stessa sopravvivenza. In ogni conflitto armato nessuna delle due parti è disposta a cessare le ostilità a meno che una delle due non sia nettamente soverchiante. Finché all'una sembri vantaggioso per consolidare i vantaggi conseguiti sul campo e all'altra per evitare il disastro. E la soglia di sopportazione dei terroristi sciiti, prima di temere il disastro, sembra piuttosto alta.
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