Provo a diradare le cortine fumogene e le folte nebbie che avvolgono la vicenda Rosa nel Pugno. Al di là dell'appassionante telenovela Villetti, le cose mi pare stiano in questo modo. La Rosa nel Pugno è già oggi un partito, di tipo federativo, da un milione di elettori. A D'Alema, che definiva la Rosa «solo un cartello elettorale» (Corriere, 14 aprile), Boselli rispondeva fiero: è una «nuova forza politica». E ancora: D'Alema «ha confuso il suo desiderio con la realtà, non è la prima volta che gli capita. Lui desidera che la Rosa si sciolga come neve al sole e scompaia dalla vita politica» (La Repubblica, 15 aprile). Così fino alle amministrative, guarda caso.
A Tivoli, il 9 luglio, Boselli quelle parole se le rimangia e declassa la Rosa nel Pugno a «lista elettorale». Finora abbiamo scherzato, sembra dire, il nuovo partito lo costruiremo da qui al 2009. Il 2009, guarda caso, anno di elezioni. I vertici dello Sdi cercano di far appassire la Rosa che c'è - la «nuova forza politica» che ha suscitato entusiasmi, raccolto un milione di voti e le cui iniziative (su liberalizzazioni, indulto e ricerca) sono al centro dell'agenda politica - impedendo ai suoi organi statutari di riunirsi.
Ma perché azzerare il soggetto che c'è, se è già federativo? Perché vogliono un soggetto di altro tipo: gli serve una bicicletta da rispolverare più avanti, solo se necessario. Se, cioè, il partito democratico non viene alla luce, e come paracadute, opzione di riserva da far pesare sul tavolo delle contrattazioni per farne parte come Sdi. Una via suicida, secondo de Giovanni, perché i socialisti o trovano lo spazio per riproporre se stessi in autonomia, o spariscono. Valido ogni ostruzionismo, quindi, in questi mesi, purché non si arrivasse entro l'estate a una "Fiuggi due" per discutere le ragioni ideali e le basi programmatiche del liberalsocialismo.
Segreteria e Direzione dovrebbero riunirsi senza condizioni. Non ci vuole molto a capire che eleggere Villetti capogruppo mentre il partito nel contempo non viene fatto vivere, significa di fatto eleggerlo a segretario della "lista elettorale" Rosa nel Pugno, che da «nuova forza politica» si ridurrebbe a uno striminzito gruppo parlamentare di 18 deputati. Che certo dev'essere autonomo, ma autonomo rispetto a qualcosa di vivo.
Dunque, la divisione non è tra radicali e socialisti, ma tra socialisti che vivono la politica e socialisti che cercano dalla politica un collocamento. Eppure, a differenza delle tante biciclette che lo Sdi ha montato nel corso della sua breve vita, nella quale, per necessità - cioè per sopravvivere all'ombra dei Ds - ha dovuto rinunciare a qualsiasi identità e autonomia d'iniziativa socialista, la Rosa nel Pugno ha le sue ragioni ideali, condizioni storiche e uno spazio politico. Far parte di questo progetto è un investimento per chi ci sta, e una perdita nell'irrilevanza per chi non ci sta.
Se qualcuno cerca di farti cadere da un cavallo in corsa, o lo convinci a stare in sella con te, o te ne riesci a liberare. L'unica cosa che non può fare è tenere il piede in due staffe.
D'altra parte, i radicali dovrebbero avere presente che, esattamente come tra amanti, bisogna essere in due per dare slancio a un rapporto. Altrimenti vivacchia sull'inerzia del partner che si accontenta del meno. L'altro, desiderando un rapporto più alto, non riesce, da solo, a farlo decollare, né a chiuderlo, e rimane così ostaggio di un compromesso al ribasso. Così vanno le cose: colui che vi investe meno, di solito, definisce il livello di coinvolgimento di un rapporto. Peggio ancora, se uno dei due è sempre pronto a buttarsi tra le braccia dell'ex, o se solo così sembra.
Questo è sia l'oggetto che il contesto politico della crisi della Rosa nel Pugno, che è innanzitutto crisi di convinzione da parte dello Sdi. Non tenerne conto, riducendo il tutto al caso Villetti, per esempio, significa nella migliore delle ipotesi condurre le proprie personalissime e nobilissime battaglie contro i mulini a vento - le presunte "trame" radicali - nella peggiore farsi strumenti di posizioni che non sono le proprie.
4 comments:
Caro Fede,
ti ho letto con attenzioen e risposto sul forum.
Un saluto,
Tommaso
"crisi di convinzione"
ma non era crisi di crescita?
Punzi, Punzi... il leader maximo non approverebbe.
liberalizzazioni, indulto, staminali, questi i più importanti provvedimenti presi dal governo Prodi nei primi 100 giorni (purtroppo compensati dal decreto "Visco", quello per il quel un vice-ministro dell'economia dichiara di essersi sbagliato nei conti di 27,5 miliardi di euro e resta senza ritegno al suo posto...), quale migliore risposta possibile alle critiche feroci che seguirono la decisione dei radicali di dar vita assieme ai socialisti alla Rosa nel Pugno e schierarsi a sinistra ? Rocca dove sei ?
Capezzone ancora sugli scudi con un disegno di legge bipartisan che permetta l'apertura di un'impresa in 7gg (giustamente il Corriere faceva notare che è stato presentato lo stesso giorno della fiducia in Parlamento al decreto Visco che, tra le altre schifezze, allunga a dismisura i tempi PER L'APERTURA DELLA P.IVA, minchia...).
Insomma, dei bei risultati concreti portati a casa dalla Rosa nel Pugno e vi andata ad incartare con queste battaglie interne assolutamente incomprensibili per chi non è un professionista della politica ?
continuate così, fatevi del male....
ciao Paolo
Pannella avverte i fratelli-nemici "Non vi libererete mai di me"
Castro ha concluso "il nostro popolo e la nostra rivoluzione lotteranno fino all'ultima goccia di sangue. L'impero nemico non si libererà della rivoluzione"
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