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Thursday, June 12, 2008

La falsa questione cattolica nel Pd

Riguarda i politici, non interessa gli elettori

Getta nello sconforto assistere al dibattito nel Pd scaturito dalle analisi sul voto cattolico e le considerazioni di Don Sciortino su Famiglia Cristiana. Considerando l'esito delle elezioni, la netta affermazione di PdL e Lega, ragione e logica inducono a ritenere che il centrosinistra abbia perso voti presso quasi tutte le categorie di elettori, non solo tra i cattolici. Tra gli ebrei, o tra gli operai, il Pd ha forse guadagnato voti? Innanzitutto, in un paese dove l'85% dei cittadini si definisce "cattolico", è logico, matematico, direi automatico, che chi abbia perso le elezioni registri un calo del suo elettorato cattolico. Quanti elettori cattolici, inoltre, avranno scelto chi votare sulla base della loro identità religiosa e non, come la gran parte degli elettori, pensando al fallimentare governo Prodi, agli atteggiamenti sbagliati dell'Ulivo su problemi sentiti come la sicurezza, le tasse, l'economia?

L'elettorato cattolico è molto più maturo, esprime le sue preferenze politiche secondo criteri per lo più indistinguibili dal resto dell'elettorato. Forse solo una fetta ultra-minoritaria, e solo tra quanti si definiscono "praticanti", ha come criterio prioritario di scelta l'appartenenza religiosa e le "moral issues". Questo dibattito sembra più funzionale a quei politici che basano tutta la loro identità e visibilità politica esclusivamente sul loro essere cattolici. Sono fuori dal tempo, lontani dalla realtà. Non hanno ancora compreso la natura di un partito a vocazione maggioritaria. Vale per il Pd ma anche per il PdL. Devono certo tener conto del fattore religioso, ma non appaltando a dei "commandos" di cattolici doc la rappresentanza dell'elettorato cattolico.

Pochi giorni fa, su Europa, Menichini attribuiva la crisi di questi politici cattolico-democratici alla Chiesa, che ha deciso da qualche anno di assumere direttamente l'onere di contrastare la deriva secolarista e relativista, chiamando intorno a sé in obbedienza ordini e movimenti: «Un fenomeno che la sinistra non ha visto, o meglio ha equivocato scambiandolo per un mero spostamento "a destra", confermando alle proprie componenti cattoliche il mandato di coprire il fronte».

La malattia del Pd, semmai, è la mancanza di idee proprie, il tatticismo esasperato delle posizioni di Veltroni, che a seconda del fianco che rischia di trovarsi scoperto di volta in volta oscillano tra un pallido approccio bipartisan e il dipietrismo.

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