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Wednesday, September 24, 2008

Tra Stato e camorra guerra o convivenza

Anche se non ha ancora compiuto il passetto decisivo, sono d'accordo più con Maroni che con La Russa. E' comprensibile il timore del ministro La Russa: parlando di «guerra civile» si concede un'«importanza extracriminale» alla camorra, quasi le si riconosce lo status di "controparte" rispetto allo Stato, quello status che le stesse Br agognavano.

Non è un problema di potenza della camorra, ma di inefficienza e mancanza di volontà da parte dello Stato. Nel senso che per mettere una pietra definitiva sopra al fenomeno mafioso in Italia ci vorrebbe un bel po' di risoluto uso della forza, più che dei tribunali. Il guaio è che la violenza ha un alto prezzo politico, anche se usata per stroncare un fenomeno criminale che mina alla base ogni sforzo di sviluppo di mezza Italia.

Anche se avrei usato più l'espressione "guerra insurrezionale" che «guerra civile», mi pare che Maroni abbia capito che è lo Stato ad essere minacciato dalla camorra, che non è semplice criminalità. La «guerra tra bande» di cui parla La Russa costituisce in realtà un attacco all'autorità dello Stato, il cui esito finale non sta solo nella conquista da parte di una delle bande del «monopolio della criminalità sul territorio», ma anche nell'instaurazione, o nella riaffermazione, della "legalità" camorristica al posto di quella dello Stato.

Insomma, non è una «guerra civile», ma Maroni ha capito che ad uscirne sconfitto è lo Stato, non questa o quella banda. Non solo l'eccidio di Castel Volturno è stato un «atto di terrorismo», le mafie compiono di continuo atti di terrorismo volti a far comprendere alla popolazione nella quale operano chi è che comanda e chi esercita il potere sul territorio. Per la sfida diretta che la "legalità" camorristica porta alla legalità delle istituzioni democratiche, alla sovranità stessa dello Stato sul territorio, le cosche mafiose andrebbero affrontate con lo stesso spirito e con gli stessi metodi usati contro i gruppi insurrezionali e terroristici in Iraq - sebbene non così feroci (?) e mosse non da un'ideologia politico-religiosa.

Possiamo decidere di non volere che lo Stato raggiunga tali livelli di uso della forza, ma allora dobbiamo abituarci a convivere con le mafie.

1 comment:

Anonymous said...

"un bel po' di risoluto uso della forza, più che dei tribunali...." TU SCRIVI.
Figurati, non è che mi scandalizzo, per il sottoscritto sarebbe necessaria un azione militare di rastrellamenti e di bonifica come in un territorio di guerra, in tutto il sud italia.
Ma tu puoi specificare meglio cosa intendi con quella frase?
alex