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Friday, July 23, 2004

"Antisemiti progressisti" e "mal di Francia"

Soprattutto in Francia trova alimento quel filone dell'antisemitismo - il più veemente e attuale - che si innesta sulle radici del mondo politico di sinistra e democratico. Sono i palestinesi ormai a rappresentare - nell'immaginario sia dei militanti delle sinistre europee più moderate, sia di no global, di antimperialisti e terzomondisti - tutti gli "oppressi" del pianeta. Nella loro lotta essi vedono l'avanguardia della lotta contro l'imperialismo, il capitalismo e l'oppressione nel mondo. Sono gli «antisemiti progressisti» di cui parla Fiamma Nirenstein nel suo ultimo libro.
«Lungi dall'essere una semplice conseguenza dell'intifada, la crescita dell'antisemitismo è parallela all'ondata di antiamericanismo che ha investito l'Europa dopo l'11 settembre e che l'ha sommersa dopo la guerra in Iraq. La diplomazia francese capeggia la crociata antiamericana. E se la Francia politica, pressoché all'unanimità, ritiene che i dirigenti americani e israeliani si siano messi fuori dalla legge, non deve sorprendere che gli emuli dei martiri di Hamas nuotino come pesci nell'acqua in una Francia che riconosce due grandi nemici: Sharon e Bush».
André Glucksmann, WSJ
Prova ne è l'ultimo episodio in ordine di tempo: il voto dell'assemblea generale dell'Onu, in conformità al parere della Corte dell'Aja del 9 luglio, contro la barriera difensiva voluta da Sharon. Voto di per sé non sorprendente, se non per il fatto che, proprio grazie all'intenso lavorìo della diplomazia francese, i 25 membri dell'Unione europea hanno votato compatti contro Israele.
«In epoca di guerra fra occidente e terrorismo islamico portare, come accade in questi giorni, le relazioni tra le democrazie europee e quella israeliana vicine al punto di rottura non può accrescere la sicurezza dell'occidente e dell'Europa. Piuttosto che atteggiarsi a improbabili pacificatori del Medio Oriente i governi europei dovrebbero finalmente avviare una "franca discussione" su tutti gli errori commessi. (...) In questa fase storica il risorgere dell'antisemitismo in Europa e il conflitto israeliano-palestinese sono intimamente legati e l'Europa non può più fingere che nella sua politica verso Israele non si siano accumulate ombre pesanti. Soprattutto, se pretende di svolgere un ruolo pacificatore nella regione. Il caso della Francia è emblematico. Per diversi anni le autorità hanno minimizzato il fenomeno dell'antisemitismo montante (...). C'è una assai probabile connessione fra il risorgere dell'antisemitismo e la posizione francese nel conflitto israeliano-palestinese».
Angelo Panebianco, Corriere della Sera
Un perfetto esempio dell'entità del problema ci viene offerto dalle parole di Gianni Vattimo sul Manifesto, per il quale la sinistra dovrebbe assumere - se già non lo ha fatto - l'antiamericanismo come propria connotazione politica e culturale:
«Ben al di là dell'insofferenza per Bush e i suoi accoliti, non sarebbe ora di scoprire, anche sul piano culturale, che la sinistra o è antiamericana (meglio sarebbe dire altermondialista) o non è?»

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