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Wednesday, July 28, 2004

Quale «normalità» è la chiave

Premesso che né approvo, né respingo Sullivan che ha deciso di votare Kerry, chi come noi ritiene che la normalità «non sia stata rotta dalle due guerre anti-terroriste condotte dall'amministrazione Bush», ma che sia stata «infranta dall'11 settembre» (è un punto fermo) non può però ignorare la possibilità che il desiderio di normalità possa in effetti spingere molti elettori americani a preferire Kerry a Bush. Non c'entrano né la bontà delle scelte di Bush né l'efficacia delle politiche promesse da Kerry. A pesare sulle scelte di voto sono spesso fattori irrazionali, come in questo caso potrebbe pesare la percezione "Bush=estremista - Kerry=normalità" scaturita dall'evidenza di eventi a cui nessuno dei due contendenti potrebbe porre rimedio, neanche se lo volesse. Bush (presentatosi come semi-isolazionista) incarna ora «l'era degli estremismi» solo perché era "in quel posto", "in quel dato momento", solo perché un'esperienza del genere cambia chiunque e il lato umano del potere è sempre troppo ignorato: probabilmente quegli "estremismi" sarebbero sembrati al 95% degli americani l'unica cosa da fare.
Detto ciò, nessuno può dire come andrà a finire: Bush può perdere perché rischia di passare per "radicale" allo stesso modo in cui Kerry può perdere passando per "pappamolle". Insomma, è la democrazia e saranno la testa, ma anche lo "stomaco" degli elettori a decidere. E' chiaro che l'idea che per ritrovare la normalità basti cacciare Bush è un'illusione, ma se dovesse essere decisiva mi sentirei comunque di tranquillizzare 1972. Anche se adesso Kerry sembra un flip-floppers, se dovesse vincere governerà con polso. Ho l'impressione che là in America l'idea che "battuto Bush anche Al Qaida sparirà d'incanto come in un incubo" è pura retorica elettorale che dal 3 novembre sparirà d'incanto. Lì, viceversa che in Italia, le campagne elettorali durano mesi, ma poi si chiudono e il governo comincia a governare. Sarà così anche stavolta, non siamo - neanche con Kerry alla Casa Bianca - alla vigilia della resa americana di fronte al terrorismo.

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