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Saturday, July 10, 2004

Corti fantoccio all'Aja e Stato di diritto in Israele

Non ne volevo parlare, ma alla fine...
«Rivedere il tracciato del muro in Cisgiordania» per «minimizzare le sofferenze del popolo palestinese». E risarcire gli abitanti palestinesi danneggiati. E' l'Alta Corte israeliana che - ben due settimane prima della Corte fantoccio dell'Aja - ha accolto in buona parte gli appelli presentati dagli avvocati dei palestinesi a cui sono stati confiscati terreni per innalzare la barriera. Il tracciato scelto dalle autorità militari penalizza inutilmente la popolazione palestinese. Quindi «lo Stato deve trovare alternative che diano magari meno sicurezza ma che danneggino meno la popolazione. E queste alternative esistono». Parliamo di 30 chilometri che dovranno essere smantellati e spostati. E gli abitanti palestinesi di quelle zone avranno diritto a risarcimenti. Il ministro della Giustizia israeliano Yosef Lapid (leader del partito centrista Shinui): «La decisione dei giudici conferma nella sostanza il nostro approccio: ossia che è necessario garantire la sicurezza agli israeliani, ma non a scapito della libertà di spostamento e di lavoro dei palestinesi». Il governo israeliano ha annunciato che correggerà parte del tracciato seguendo «i principi definiti dall'Alta Corte, in modo particolare l'adeguato bilanciamento tra il diritto alla sicurezza e considerazioni umanitarie», ha fatto sapere il ministero della Difesa in un comunicato.
Questa - di circa due settimane fa - è la notizia, mentre all'Aja fanno fiction, parlano di aria fritta.
Questo è lo Stato di diritto (in Israele e non negli altri Stati arabi) che i «Soloni dell'Aja» credevano di aver messo nel sacco con il loro inutile verdetto consultivo in cui chiedono all'Onu di imporre a Israele la distruzione del muro di difesa perché «illegale».

Al di là del fatto che l'Aja non ha contestato la costruzione di barriere difensive all'interno della «linea verde», cioè del confine israeliano prima del 1967; al di là del fatto che di "muro" non si tratta, essendo questo il 3% della barriera difensiva; e al di là del fatto che i paragoni con apartheid e muro di Berlino sono risibili, evidentemente brucia che la politica di sicurezza di Sharon (uccisioni mirate + barriera difensiva + piani unilaterali di ritiro) dia i suoi frutti (calo di poco più del 90% nel numero di attentati e di più del 70% di vittime del terrorismo). E siccome di una guerra si tratta, dichiarata da Arafat con la nuova Intifada, questo significa che i palestinesi la stanno di nuovo perdendo. La loro stolta e corrotta leadership terrorista e le loro ipocrite fratellanze arabe potranno vincere mille sentenze di corti di questo genere e avere mille prime pagine di settimanali, ma ancora una volta rimarranno sconfitti dalla storia e non possono che prendersela con se stessi.

Angelo Panebianco: «L'idea che Corti internazionali di giustizia possano, sempre e comunque, intervenire nei conflitti armati in atto per distribuire ragioni e torti, è figlia di una generosa (ma ingenua) utopia liberale ottocentesca. L'idea era che sui conflitti armati potesse decidere, sine ira et studio, un consesso di giudici. Allo stesso modo in cui il giudice è chiamato a risolvere, in ultima istanza, una disputa condominiale altrimenti incomponibile. Ma i conflitti internazionali non sono dispute condominiali. E non esistono giudici che possano intervenire sine ira et studio in un conflitto come quello israeliano-palestinese. Soprattutto, non esistono Corti che possano negare a uno Stato, nel caso specifico quello israeliano, di fare tutto ciò che esso ritiene necessario per proteggere la vita dei suoi cittadini». Punto. E' la realtà amici, altrimenti si combattono i mulini a vento.
Tanto "estremista" è la politica di Sharon che «forse nascerà un governo di unità nazionale Sharon-Peres e forse ciò porterà al ritiro israeliano da Gaza. Insieme all'aumentata sicurezza fornita dal muro (che comunque non potrà essere il confine definitivo dello Stato d'Israele, perché questo confine può nascere solo da un negoziato con i palestinesi), il preannunciato ritiro israeliano potrebbe modificare drasticamente lo scenario del conflitto. In meglio, sperabilmente. Pareri di imparziali Corti internazionali permettendo».
Queste sono corti fantoccio la cui esistenza e pratica legittima e fornisce fondamento alle ragioni di chi, in America, di aderire alla Corte penale internazionale proprio non se la sente. Bisogna riconoscere che non è ancora l'ora del diritto e della giustizia internazionale e che invece tira una brutta aria.

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