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Friday, July 23, 2004

In Iraq una guerra antifascista. Una «prova vivente»

La guerra in Iraq è stata una guerra contro il fascismo, una guerra di liberazione in nome della libertà democratica, addirittura una guerra "di sinistra". Si tratta di una verità storica, che non va disconosciuta solo se Bush ci è antipatico, o perché non condividiamo le sue ragioni e la sua politica. Non è onorevole abbandonare il fronte di lotta per la democrazia e i diritti - e un popolo che spera in un futuro migliore - spinti dal miope opportunismo di vedere impantanato il proprio avversario politico.
«La maggior parte degli iracheni considera assolutamente prioritario il dovere morale e politico di una guerra di liberazione. Per molti di noi in Iraq, che hanno fatto esperienza diretta delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, la polemica sulla mancanza di prove sull'esistenza di queste armi è del tutto incomprensibile. Per noi in Iraq, la minaccia delle armi di distruzione di massa non si riduce a una sterile questione di cifre. Sono state usate regolarmente da Saddam come strumento di repressione. (...) Il regime fascista di Saddam Hussein è costato la vita ad almeno due milioni di iracheni. Le fosse comuni sono una ragione sufficiente per giustificare la moralità di questa guerra di liberazione. Io, come curdo e come iracheno, so, forse meglio di altri, che la guerra è una cosa devastante, alla quale bisognerebbe sempre opporsi. Eppure, per noi, questa guerra ha segnato la fine di una guerra ben più brutale che era stata scatenata contro lo stesso popolo iracheno... Nonostante le immagini che, sugli schermi delle televisioni occidentali, presentano l'Iraq come una spaventosa tragedia, per la maggior parte degli iracheni, i quali non hanno conosciuto altro che gli assassini e le violenze del regime di Saddam, questi ultimi dieci mesi sono stati un periodo di straordinari passi avanti per la creazione di una società libera. Questa è la prima volta nella storia dell'Iraq, e forse in tutta la storia del medio oriente islamico, in cui il popolo ha la possibilità di partecipare a un vasto e serio dibattito politico sul futuro del suo paese».
Barham Salih, vice primo ministro iracheno, a Madrid, intervenendo all'Internazionale socialista
Quindi Berman invita i liberal e il mondo della sinistra ad aprire bene le orecchie sul dibattito iracheno, non solo per sentire «l'antipatica voce di George W. Bush», ma per sentire quella ben più significativa «della sinistra democratica in Iraq». E' stata «una guerra per la democrazia, non per il petrolio. E' una guerra antifascista. E’ una guerra che, almeno per il momento, ha portato al potere, come vice primo ministro, un uomo di grandissima autorità nella lotta per la libertà in Medio Oriente. Ora quest'uomo chiede la nostra solidarietà. E si merita pienamente di averla».
Paul Berman

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